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La Scellerata di Gianfranco Mammi, un flusso di coscienza tragicomico

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copertina la scellerata di gianfranco mammi aracne editrice

Essere pazzi d’amore, perderlo e letteralmente smarrire la propria ragione, questo in poche parole ciò che narra “La Scellerata”, il nuovo romanzo dell’autore modenese Gianfranco Mammi, edito da Aracne Editrice.

Il protagonista, colui che impazzisce, è il narratore, un pittore disoccupato che si dispera perché la sua donna, la Scellerata appunto, lo ha lasciato. Per sopire la perdita, decide di affidarsi alle droghe (come l’ecstasy che finisce anche per uccidere Rilke, il suo gatto) o all’alcol (al suo Ortrugo), riuscendosi a creare una specie di universo parallelo in cui rifugiarsi, composto da letterati, politici ed artisti ormai già morti e coniugandolo con la presenza di qualche strambo amico in carne e d’ossa. Fantasmi e persone lo aiuteranno ad affrontare la vita, consigliandolo nelle pene d’amore e promuovendo assieme a lui lo sghembismo: “un movimento in cui si fa tutto letteralmente a cazzo di cane, in primis dipingere”.

Trasportato in qualche parte dell’Emilia Romagna imprecisata, il lettore viene immediatamente incluso nel flusso di coscienza dell’autore, ne diventa anch’esso protagonista e, anche se all’inizio si possa trovare alquanto strana la scrittura, bizzarra la punteggiatura e fantasiosa la narrazione, è impossibile non continuare, per capire fino a che punto si spingerà questo pittore.

In luoghi altrettanto imprecisati, verrebbe da rispondere, ma non solamente fisici, bensì e soprattutto, mentali. Del resto sono proprio il cervello e la fantasia del protagonista ad essere il motore dell’azione; contaminati da alcol e droghe lo mantengono vivo, cercano di dargli conforto nella sua solitudine provando a fargli dimenticare la sua ex, ma quel chiodo fisso, come uno spettro, continua ad abitare il suo mondo.

La follia e la tragicomicità insite nel romanzo, sono narrate con un taglio forte, che riflette il tono aggressivo e la rabbia del pittore, lasciato e tradito dalla Strana Donna, solamente uno dei tanti epiteti che usa parlando di lei.

Ecco quindi che con una scrittura studiata ma che pare di getto, un eccellente uso del discorso indiretto ed una lunga sequela di gags comiche, l’autore, che ricorda molto lo stile dei romanzi di Fabio Volo (anche se qui l’aspetto culturale e la riflessione sulla società, innalzano l’opera), riesce nell’intento di stupire e colpire il lettore. Lo tiene ancorato alle pagine nonostante i suoi voli pindarici e le vicende del pittore e di tutta la sua congrega di spiritosi amici, lo diverte, facendogli compagnia.

Alice Bianco

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