Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici italiane è calato del 3,7% nel quarto trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a causa dell’inflazione e dell’assenza di allineamento degli stipendi. Il reddito disponibile è cresciuto solo dello 0,8%, quota incapace di contrastare l’inflazione costantemente a due cifre nell’ultimo trimestre dell’anno.
L’effetto del calo del potere d’acquisto non si era ancora trasferito sulle vendite al dettaglio, ma nel quarto trimestre del 2022 i consumi sono scesi del 3%, nonostante la propensione al risparmio sia passata al 5%. Anche i dati di febbraio sul commercio e sulle vendite diffusi dall’Istat non sono positivi, con le vendite al dettaglio in calo in valore (-0,1%) su gennaio e ancora di più in volume (-0,9% su gennaio e ben 3,5% su anno).
Il settore degli alimentari è quello più colpito, con una diminuzione dei consumi sia in valore (-0,3%) sia in volume (-1,8%). Nonostante ciò, Confcommercio è ottimista per il futuro, prevedendo un superamento dell’attuale moderata recessione grazie alle esportazioni e al traino del comparto turistico, in un contesto di rientro delle tensioni sui prezzi al consumo.
Tuttavia, le organizzazioni dei consumatori e i partiti delle opposizioni sono di altro avviso. Per il Codacons, i dati sulle vendite di febbraio dimostrano che “il calo dell’inflazione registrato nell’ultimo periodo è solo una illusione ottica dovuta alla riduzione delle tariffe energetiche, mentre i prezzi al dettaglio continuano a mantenersi a livelli elevatissimi incidendo sulla spesa degli italiani”.