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Padova: indagine della magistratura sui test rapidi

La magistratura vuole vederci chiaro sui test rapidi. L'allarme lanciato dal prof. Crisanti ha trovato eco sulla trasmissione "Report" di Rai Tre che ha indicato una possibile relazione tra la presunta fallacia dei tamponi rapidi e l'aumentato numero di decessi avvenuto nella seconda ondata in cui sono stati usati al posto dei tamponi "classici" molecolari, ma l'apertura del fascicolo è addirittura precedente.

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Dopo l’allerta di Crisanti e i morti della seconda ondata, la magistratura vuol veder chiaro sui controversi test rapidi anti-Covid.
Un’indagine è partita ed è tesa a capire se i “tamponi rapidi” siano veramente affidabili, come promesso dalle aziende produttrici, o in certi numeri fallaci, come afferma il prof. Andrea Crisanti.
L’inchiesta è stata aperta dalla Procura di Padova, e persegue l’ipotesi di frode in forniture pubbliche.
Non risultano per ora indagati, ma sarebbero già state sentite alcune persone informate sui fatti, tra cui lo stesso direttore della microbiologia dell’Università di Padova.
Proprio su questo, l’uso generalizzato di test rapidi di prima e seconda generazione – non quelli di ultima, che hanno risultati sovrapponili ai molecolari – si è avviluppata in questi mesi una forte diatriba.
Lo scontro a distanza ha visto contrapposti lo scienziato Andrea Crisanti e il presidente del Veneto, Luca Zaia.
Proprio il presidente aveva fatto raggiungere alla Regione il record di tamponi grazie anche all’uso dei ‘rapidi’.
L’apertura del fascicolo,

affidato al pm Benedetto Roberti, risalirebbe ad alcune settimane fa, ben prima quindi della messa in onda della puntata di Report di lunedì, che aveva al centro il presunto insabbiamento dello studio di Crisanti.
Nella trasmissione tv si metteva sotto accusa l’affidabilità dei test pronti in 15 minuti.
L’ipotesi, da verificare, è se i tamponi rapidi possano aver dato una percentuale di falsi negativi più alta di quella promessa, favorendo la circolazione, soprattutto nelle Rsa, di sanitari e personale che in realtà potevano non essere negativi al virus.
Nella trasmissione di Rai3, inoltre, aveva destato stupore un fuori onda del direttore della sanità veneta, Luciano Flor, in cui avrebbe ammesso di aver in sostanza nascosto lo studio del microbiologo, come tutela, per il timore di ripercussioni giudiziarie da parte dell’azienda che produce i test dicendo di Crisanti “E’ un ingenuo… è un puro…”.
Al presidente oggi è stata fatta la domanda diretta nel consueto punto stampa sulla situazione del Covid, e Luca Zaia

ha detto di “non sapere nulla” dell’inchiesta di Padova, aggiungendo che né lui né i suoi collaboratori sono stati contattati dai magistrati.
“Le carte – ha spiegato il governatore – vedono comunicazioni tra dirigenti”.
Secondo Zaia se vi sarà qualcuno che ufficialmente “chiarirà che i test Abbott, usati in tutto il mondo, non funzionano, ma deve scriverlo ufficialmente, la Procura a quel punto potrà dire se c’è qualcuno che deve ‘pagare il conto’ “.
“Noi abbiamo fatto il nostro dovere – ha aggiunto Zaia – , se si sostiene il contrario, siamo siamo qui a rispondere”.
Il presidente ha spiegato di non aver rancori verso Report. “Se stiamo valutando querele dopo la puntata? Ma no, ‘male non fare, paura non avere'” ha risposto ai giornalisti.
“Si è voluto creare il caso… è da mesi che si trascina – ha osservato – Noi abbiamo il massimo rispetto di tutti”.
Il governatore però si è tolto un sassolino: “voglio solo ricordare – ha detto – che tra le Regioni più colpite dal Covid, noi siamo quella con la più bassa mortalità, e a livello nazionale siamo l’ottava Regione per mortalità”.
Laconica la risposta di Flor sull’inchiesta padovana: “non sapevo, non so e non sono coinvolto. Non vedo di cosa dovrei preoccuparmi. I test rapidi sono stati distribuiti anche dal Governo”.

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