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Il Ponte dei Pugni a Venezia: vere e proprie sfide fisiche all’ultimo sangue per il proprio Sestiere

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Il Ponte dei Pugni a Venezia, cioè il luogo di vere e proprie sfide fisiche all’ultimo sangue: questo il significato di quello che ha rappresentato quel ponte di Dorsoduro.
Venezia, la città delle acque e dei canali, custodisce ancora oggi molte antiche tradizioni e peculiarità che la rendono unica nel suo genere. Tra queste, c’è una pratica secolare conosciuta proprio come la Guerra dei Pugni, da cui prende il nome uno dei suoi ponti più famosi.

La Guerra dei Pugni era un’usanza che coinvolgeva gli abitanti di due fazioni rivali: i Castellani di San Pietro di Castello e i Nicolotti di San Nicolò dei Mendicoli.
Questi coraggiosi e forti giovani veneziani si sfidavano a colpi di pugni sulla parte superiore del ponte, in una pratica che durava dal mese di settembre fino al periodo natalizio.
I ponti della città, allora privi di ringhiere, erano gli scenari perfetti per queste battaglie epiche dove quasi sempre lo sconfitto finiva in acqua.

Le origini di questa divisione tra le due fazioni risalgono a tempi antichi e potrebbero essere ricondotte ai contrasti tra la popolazione di Jesolo e quella d’Eraclea. Quando queste persone si trasferirono a Venezia, si formarono due comunità distinte: i Castellani occuparono i sestieri di Castello, San Marco e Dorsoduro, mentre i Nicolotti si stabilirono a San Polo, Santa Croce e Cannaregio. Oltre alle differenze geografiche, le due fazioni avevano usanze distinte: i Castellani indossavano berretti e sciarpe rosse, a differenza dei Nicolotti che preferivano il nero. Anche le donne partecipavano a questa rivalità portando i fiori al petto su lati opposti.

Inizialmente, le istituzioni non contrastarono questa rivalità tra le due fazioni, ma anzi lo appoggiavano “sopportando” le scommesse sugli scontri. L’obiettivo del “gioco” era quello di gettare gli avversari nel rio sottostante, e la squadra che riusciva a mantenere i propri uomini sul ponte era considerata la vincitrice.
Prima di ogni scontro, veniva annunciata la battaglia, si decideva quale ponte avrebbe ospitato l’evento e si preparava il terreno di gioco. Oltre al famoso Ponte dei Pugni, il più utilizzato per questo scopo, un’altra location meno nota era il Ponte della Guerra, situato vicino alla chiesa di San Zulian.
Entrambi i ponti presentavano le impronte dei piedi nella pietra d’Istria, testimonianza di queste epiche battaglie.

Durante il giorno dello scontro, i contendenti, che potevano arrivare fino a trecento per parte, si schieravano alle estremità del ponte. L’arrivo dei partecipanti era accompagnato da musica e attirava folle di curiosi, affacciati alle finestre o a bordo di barche. I contendenti potevano portare armature, elmi, scudi, canne e bastoni, ma a volte preferivano lottare a mani nude, senza alcuna protezione.

Prima dello scontro vero e proprio, si svolgeva una sfida individuale chiamata “Mostra”. In questa fase, i campioni delle due squadre mettevano i propri piedi sulle impronte incise nella pavimentazione del ponte. Successivamente, gli altri contendenti si univano alla battaglia. Il fronte che riusciva a sconfiggere l’avversario aveva il diritto di porre le proprie insegne sul ponte, ma questa vittoria non era permanente. Infatti, al reclamo della proprietà da parte dell’altro schieramento, si organizzava un nuovo scontro.

Spesso anche il pubblico si lasciava coinvolgere nelle sfide, creando un’atmosfera di grande vivacità e coinvolgimento. Gli scontri potevano protrarsi per diverse ore e, molto spesso, al calare delle tenebre doveva intervenire la gendarmeria per porre fine alla battaglia.

Tuttavia, a partire dal 1574, si cercò di contenere questo fenomeno e limitarne i ferimenti vietando l’uso di armi durante i conflitti. Nel 1705, invece, gli scontri furono definitivamente proibiti dopo un episodio particolarmente cruento in cui furono utilizzati coltelli al posto dei soli pugni. Le pene (sempre severissime nella Serenissima) per chi avesse scatenato una rissa su un ponte, da quel momento, prevedeva il lavoro per cinque o più anni su una galea, o una detenzione carceraria di sette anni.

Nonostante la fine ufficiale delle battaglie sul Ponte dei Pugni, l’immagine di queste lotte epiche ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Venezia. Oggi, quel ponte e il suo nome rimangono un simbolo di un passato ricco di tradizioni e rivalità: una testimonianza affascinante della vita e della cultura veneziana.

Da oggi, quindi, mentre passeggerai sul Ponte dei Pugni, o sul Ponte della Guerra, potrai immaginare l’energia e l’entusiasmo che una volta animavano quel luogo, dove i giovani uomini più forti e coraggiosi, suddivisi in Castellani e Nicolotti, si affrontavano in duelli di forza bruta sotto la spinta delle urla della folla che incitava.

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6 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Anche sul ponte di S.Fosca avvenivano le lotte , immortalate da Gabriel Bella ….
    Era la maniera per la Serenissima di “allenare” i giovani per la vera e propria guerra in caso di assalti o abbordaggi navali e anche istigare la rivalità nel caso una delle due parti si dovesse ribellare contro il governo l’altra lo avrebbe invece difeso.
    Fu proibita quando spuntarono armi e coltelli e alcune vittime…..fu sostituita dalla ” turchesca” ( se non ricordo male il nome ) un antesignana della moderna scherma con spade di legno ….

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