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Lo spopolamento di Venezia continua: 1000 residenti in meno in un anno

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Venezia si sta svuotando: lenta e inesorabile emorragia. La città perde altri mille residenti. Se ne vanno mediamente tre abitanti al giorno.

Venezia si sta svuotando di abitanti. Questo il tenore dell’articolo pubblicato oggi dal giornale in edicola “La Nuova Venezia” a firma Enrico Tantucci. Sono gli allarmi che più ci impensieriscono come residenti: sono quelli che originano dai numeri, non da teorie o da pareri. E i numeri non fanno più riflettere, fanno preoccupare.
Venezia sta vivendo una situazione perversa alimentata anche da qualche residente stesso, se può: cambi di destinazione d’uso con case che perdono il requisito della residenzialità per acquisire quella di attività ricettive, case che alimentano il mercato turistico sfuggendo agli inquadramenti esercitando in ‘nero’ (risultando vuote), alberghi che acquisiscono edifici vicini per poi renderli – di fatto – ‘dependance’.
E poi: sfratti per finita locazione che mettono sulla strada soprattutto anziani dopo decenni in affitto, centinaia di alloggi pubblici chiusi, bandi per la politica Erp praticamente scomparsi (ultimo nel 2012) in favore dei più remunerativi ‘social housing’ che però non sono abbordabili dal ceto medio-basso.
Infine, se vogliamo, la depauperazione di servizi e di uffici che disincentivano l’entusiasmo di abitare nella città storica. E gli edifici pubblici che rimangono svuotati dalla loro mission originale vengono posti in vendita per essere trasformati in alberghi.
Ciò porterà in maniera incontrollata ancora più turisti a soffocare la vivibilità (vedi, ad esempio, trasporti pubblici) disincentivando ulteriormente la civile ed equilibrata convivenza.
Ancora: botteghe e negozi chiudono e vengono convertiti in bazar. Aprono solo bar e ristoranti, aumentano i plateatici e le feste ‘simil discoteca’ nelle zone residenziali, con serena noncuranza di tutti e per la sofferenza di chi ci abita sopra.
Anche gli appelli, le manifestazioni ‘a difesa di…’, pare si stiano affievolendo, inascoltate, accompagnandoci al nostro destino in modo cosciente.
Qui sotto l’articolo di oggi della ‘Nuova’.

Anche quest’anno ci avviamo a perdere almeno un altro migliaio di abitanti.
Le proiezioni aggiornate al 9 novembre dell’associazione Venessia.com sui dati statistici del Comune, caricate sul proprio profilo Facebook, dicono infatti che tra Venezia e isole si sono già persi 897 residenti. E, al ritmo medio di circa tre al giorno, si dovrebbe andare anche oltre i 1.002 «persi» nel 2017.

Ma un altro studio sull’andamento demografico degli ultimi dodici anni a Venezia, che verrà presentato oggi a cura del Gruppo 25Aprile, alle 17 nella Scoletta di San Giovanni in Bragora, metterà in evidenza un altro aspetto preoccupante e meno noto di questo esodo costante: il peso del saldo migratorio, cioè della differenza tra chi sceglie di venire a vivere a Venezia e chi invece di lasciarla.

Più volte sia il sindaco Luigi Brugnaro, sia, di recente, anche il vicesindaco Luciana Colle hanno messo in evidenza come la diminuzione dei residenti sia legato soprattutto al saldo negativo tra nati e morti, mente il saldo migratorio mostrerebbe confortanti segnali di crescita. Ma le cose non starebbero così, secondo i grafici e i dati elaborati dalla ricercatrice veneziana Margherita Belgioioso, lecturer in International Relations and Security alla Brunel University di Londra, ma che non ha perso i contatti con la sua città, continuando ad occuparsene.

«Se analizziamo la differenza tra nati e morti a Venezia isole dal 2006 al 2017» spiega «vediamo che la sua curva è abbastanza costante, con una diminuzione di residenti tra i 500 e i 600 all’anno circa, con limitare oscillazioni, sia pure sempre più in negativo. Ma se il saldo demografico è costante, quello migratorio presenta invece maggiori oscillazioni e ha un peso non indifferente sull’esodo. Quasi 400 dei circa 1.000 residenti persi da Venezia nel 2017, sono dovuti proprio al saldo migratorio negativo tra… (l’articolo completo sul quotidiano in edicola).

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