Rapporto giovani 2022, a cura dell’Istituto Toniolo, Ente fondatore dell’Università cattolica.
La ricerca ha coinvolto settemila giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni e, i risultati offrono una lettura complessa e per certi versi allarmante, frutto di due anni di pandemia, della guerra con i suoi orrori e nella scarsa fiducia dei giovani nei confronti della cosiddetta società civile.
Pandemia e guerra hanno inflitto cicatrici evidenti alla speranza di un futuro capace di coinvolgerli, di attirarli a sé verso il domani.
Il rapporto ha rilevato nella maggior parte degli intervistati, un vero e proprio distacco dal mondo adulto.
Molti di loro vorrebbero andarsene, partire, nutrono un’esplicita sfiducia nella politica, non hanno voglia di andare a votare, il solco è profondo e ai loro occhi, incolmabile.
I loro interessi si concentrano soprattutto sulla tutela dell’ambiente, sulla valorizzazione della natura, sulla cura delle relazioni interpersonali, sulla voglia di un altrove che li spinge a partire, a sperimentare altri luoghi, altri mondi.
Dopo l’isolamento e in un certo senso all’adattamento a modalità di lavoro, di studio svolgendo tutto da remoto tramite il fedele computer, i giovani ne sono usciti trasformati, hanno capito che il presente è l’unico elemento certo, il domani appare lontano e ostile.
Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica di Milano e coordinatore scientifico dell’indagine, considera che l’emergenza sanitaria, con le misure di distanziamento, ha favorito l’attitudine all’isolamento e ha allontanato la capacità di stare con gli altri, di fare squadra, elementi che incidono sulla comunicazione e sull’autostima e sul benessere interiore. In calo anche l’entusiasmo per le proprie azioni, il desiderio di imparare, la capacità di proseguire un traguardo. Diminuiscono anche i sogni nel cassetto, sostituiti dall’adattamento a un’apatia preoccupante.
Di palestre dell’impegno, in grado di contrastare questi dati, parla la ricercatrice di psicologia sociale all’Università Cattolica Daniela Marzana, riconoscendo nell’associazionismo e nel volontariato gli antidoti al malessere giovanile, chiarendo che “le azioni solidali nei confronti della comunità che una ragazza, un ragazzo prestano durante il percorso scolastico e universitario, rinforzano e alimentano i legami tra esseri umani e agiscono positivamente sull’interiorità personale”.
E la fiducia nel dopo, nel domani? Alessandro Rosina ha rilevato che i giovani non intendono più adattarsi al ribasso e che hanno la necessità di sentirsi parte attiva del cambiamento del Paese, eppure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per rilanciare l’economia dopo il Covid, questi ragazzi, evidentemente sfiduciati e delusi, sanno poco o niente.
“ Quasi il 35% di chi ha tra 18 e 22 anni non sa di che cosa si tratti, il 28% ne ha solo sentito parlare ma non ne sa molto e appena il 6% ne conosce bene i dettagli. Eppure oltre il 50% è convinto che il Pnrr possa servire a superare la crisi economica e a migliorare le condizioni e le opportunità di lavoro. I giovani non sono rassegnati ma il governo non li ha coinvolti abbastanza nella stesura del piano di rilancio del Paese, sui temi della digitalizzazione, dell’innovazione, della rivoluzione verde. Invece i giovani vanno presi sul serio”, ha considerato il ricercatore
.
I più giovani e idealisti (60%) aspirano a un’occasione per aiutare il mondo, soprattutto nell’ambito ambientale. L’acqua, l’aria, il pianeta Terra, l’inquinamento, occupano i pensieri dei giovani intervistati, che hanno a cuore la salute, la cura degli affetti e il tempo libero. E perché no (pur con percentuali intorno al 32%) l’istruzione, le prospettive di carriera e la possibilità di costruire una famiglia.
La politica e i giovani: due mondi che stentano a comunicare a riconoscersi reciprocamente e che appaiono sempre più distanti, ci dicono i dati del rapporto. “L’immagine che si proietta sulla condizione giovanile si può guardare da due prospettive opposte: la lontananza, sempre più palese, degli under 30 verso chi ha responsabilità pubbliche, in primis i partiti; la difficoltà, di converso, delle forze politiche nel trovare soluzioni efficaci al disagio dei nuovi (potenziali) elettori”.
Questa la diagnosi dei ricercatori che rivela la necessità di riparare e rigenerare nei giovani il sentimento di fiducia nel loro futuro, che può rinascere solo attraverso la cura delle ferite.
Andreina Corso
Grazie, Andreina, per farci riflettere su un tema così importate. Il fattore giovani e soprattutto la loro assenza segneranno purtroppo l’esito delle imminenti elezioni politiche.
Dovrebbero nascere delle vere collaborazioni scuola famiglia anche attraverso incontri extra curricolari per parlare di nuove opportunità e attività per famiglie e insegnanti.
Solo leggendo il suo nuovo articolo Andreina mi rendo conto che non dobbiamo lasciar correre questo tempo post pandemia dimenticando e basta ma dobbiamo continuare a parlarne per risollevare i nostri figli cercando di ridargli fiducia e curare le ferite…