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I giovani oggi: apatia, preoccupazione, ma anche attenzione per l’ambiente. Di Andreina Corso

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Rapporto giovani 2022, a cura dell’Istituto Toniolo, Ente fondatore dell’Università cattolica.
La ricerca ha coinvolto settemila giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni e, i risultati offrono una lettura complessa e per certi versi allarmante, frutto di due anni di pandemia, della guerra con i suoi orrori e nella scarsa fiducia dei giovani nei confronti della cosiddetta società civile.

Pandemia e guerra hanno inflitto cicatrici evidenti alla speranza di un futuro capace di coinvolgerli, di attirarli a sé verso il domani.

Il rapporto ha rilevato nella maggior parte degli intervistati, un vero e proprio distacco dal mondo adulto.
Molti di loro vorrebbero andarsene, partire, nutrono un’esplicita sfiducia nella politica, non hanno voglia di andare a votare, il solco è profondo e ai loro occhi, incolmabile.

I loro interessi si concentrano soprattutto sulla tutela dell’ambiente, sulla valorizzazione della natura, sulla cura delle relazioni interpersonali, sulla voglia di un altrove che li spinge a partire, a sperimentare altri luoghi, altri mondi.

Dopo l’isolamento e in un certo senso all’adattamento a modalità di lavoro, di studio svolgendo tutto da remoto tramite il fedele computer, i giovani ne sono usciti trasformati, hanno capito che il presente è l’unico elemento certo, il domani appare lontano e ostile.

Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e Statistica Sociale all’Università Cattolica di Milano e coordinatore scientifico dell’indagine, considera che l’emergenza sanitaria, con le misure di distanziamento, ha favorito l’attitudine all’isolamento e ha allontanato la capacità di stare con gli altri, di fare squadra, elementi che incidono sulla comunicazione e sull’autostima e sul benessere interiore. In calo anche l’entusiasmo per le proprie azioni, il desiderio di imparare, la capacità di proseguire un traguardo. Diminuiscono anche i sogni nel cassetto, sostituiti dall’adattamento a un’apatia preoccupante.

Di palestre dell’impegno, in grado di contrastare questi dati, parla la ricercatrice di psicologia sociale all’Università Cattolica Daniela Marzana, riconoscendo nell’associazionismo e nel volontariato gli antidoti al malessere giovanile, chiarendo che “le azioni solidali nei confronti della comunità che una ragazza, un ragazzo prestano durante il percorso scolastico e universitario, rinforzano e alimentano i legami tra esseri umani e agiscono positivamente sull’interiorità personale”.

E la fiducia nel dopo, nel domani? Alessandro Rosina ha rilevato che i giovani non intendono più adattarsi al ribasso e che hanno la necessità di sentirsi parte attiva del cambiamento del Paese, eppure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per rilanciare l’economia dopo il Covid, questi ragazzi, evidentemente sfiduciati e delusi, sanno poco o niente.

“ Quasi il 35% di chi ha tra 18 e 22 anni non sa di che cosa si tratti, il 28% ne ha solo sentito parlare ma non ne sa molto e appena il 6% ne conosce bene i dettagli. Eppure oltre il 50% è convinto che il Pnrr possa servire a superare la crisi economica e a migliorare le condizioni e le opportunità di lavoro. I giovani non sono rassegnati ma il governo non li ha coinvolti abbastanza nella stesura del piano di rilancio del Paese, sui temi della digitalizzazione, dell’innovazione, della rivoluzione verde. Invece i giovani vanno presi sul serio”, ha considerato il ricercatore
.
I più giovani e idealisti (60%) aspirano a un’occasione per aiutare il mondo, soprattutto nell’ambito ambientale. L’acqua, l’aria, il pianeta Terra, l’inquinamento, occupano i pensieri dei giovani intervistati, che hanno a cuore la salute, la cura degli affetti e il tempo libero. E perché no (pur con percentuali intorno al 32%) l’istruzione, le prospettive di carriera e la possibilità di costruire una famiglia.

La politica e i giovani: due mondi che stentano a comunicare a riconoscersi reciprocamente e che appaiono sempre più distanti, ci dicono i dati del rapporto. “L’immagine che si proietta sulla condizione giovanile si può guardare da due prospettive opposte: la lontananza, sempre più palese, degli under 30 verso chi ha responsabilità pubbliche, in primis i partiti; la difficoltà, di converso, delle forze politiche nel trovare soluzioni efficaci al disagio dei nuovi (potenziali) elettori”.

Questa la diagnosi dei ricercatori che rivela la necessità di riparare e rigenerare nei giovani il sentimento di fiducia nel loro futuro, che può rinascere solo attraverso la cura delle ferite.

Andreina Corso

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Grazie, Andreina, per farci riflettere su un tema così importate. Il fattore giovani e soprattutto la loro assenza segneranno purtroppo l’esito delle imminenti elezioni politiche.

  2. Dovrebbero nascere delle vere collaborazioni scuola famiglia anche attraverso incontri extra curricolari per parlare di nuove opportunità e attività per famiglie e insegnanti.
    Solo leggendo il suo nuovo articolo Andreina mi rendo conto che non dobbiamo lasciar correre questo tempo post pandemia dimenticando e basta ma dobbiamo continuare a parlarne per risollevare i nostri figli cercando di ridargli fiducia e curare le ferite…

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