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Hassan Rouhani, parole di pace. E Roma copre le statue nude

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Hassan Rouhani, parole di pace. E Roma copre le statue nude
Hassan Rouhani, presidente iraniano, ha recato visita ieri a Papa Bergoglio. Quaranta minuti di colloquio «cordiale», informa la Santa Sede, durante il quale «ci si è soffermati sulla conclusione e l’applicazione dell’Accordo sul nucleare» ma soprattutto sulla consapevolezza del «ruolo importante che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi».

Hassan Rouhani ha turbato in qualche modo, però, anche le giornate capitoline: sui social e nelle agenzie comincia a rimbalzare la notizia delle statue dei Musei capitolini coperte per non turbare l’ospite con le nudità. Una misura ancora mai presa per nessun capo di stato. Un po’ come le braghe a Michelangelo, solo che sono passati circa cinque secoli fa.

Francesco con l’ospite insiste sul ruolo di Teheran per affrontare le crisi in Siria e Iraq e nella lotta all’Isis. Strette di mano, sorrisi. «La ringrazio tanto per questa visita, spero nella pace», si è congedato il Papa. E Rouhani, di rimando: «Mi ha fatto molto piacere incontrarla, le auguro buon lavoro e le chiedo di pregare per me».
La nota vaticana parla di «valori spirituali comuni» e dice che «si è fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa». Ma le Rouhani ha speso le sue parole più significative per la fratellanza le ha spese prima: «Chiesa, sinagoga e moschea devono stare l’una accanto all’altra, questa è la cultura della tolleranza che ci insegna il Corano», dice al «Business forum» di Roma, prima di andare dal Papa.

Mario Nascimbeni
27/01/2016

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