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Gruppi di minori si danno appuntamento per picchiarsi. Un nuovo gioco con Tik Tok e Whatsapp sullo sfondo

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Chissà se qualcuno, un genitore, un insegnante, gliel’ha consigliato il libro di Liliana Segre “Scolpitelo nel cuore” a quei ragazzi che organizzano scontri e pestaggi attraverso l’uso spropositato di whatsapp e ai loro supporter, tifosi dei vari tik tok e altri strategici registi social, pronti a immortalare, registrare, tramandare la gioia della rissa.

Succede a Padova e si spera non diventi una moda, un passatempo anche per altri giovani, altre città, sapendo quanto attiri la simulazione. La notizia ci dice che la Polizia di Padova è alle prese con gruppi numerosi di ragazzini che organizzano vistose risse, si danno appuntamenti predestinati a pestaggi, com’è avvenuto sabato 15 all’Isola Memmia del Prato della Valle. In questo caso la polizia è riuscita ad evitare che una settantina di adolescenti ma anche ragazzi più grandi, si esibissero, intervenendo, identificandone alcuni e limitandosi a raccomandare di non ripetere quel sinistro gioco.

Esortazione ignorata perché sabato 22, indomiti, altri gruppi si sono dati appuntamento nei pressi della stazione e lì rissa c’è stata, per fortuna senza gravi conseguenze per nessuno, anche se sono volati schiaffi ed energici spintoni. La “festa” è stata anche questa volta rovinata dall’intervento della polizia che ha calmato gli animi e identificato nove ragazzi, facendo saltare l’appuntamento del pestaggio.

Questa nuova tendenza crea inquietudine e le forze dell’ordine, abituate a sedare le risse ‘vere’, quelle che accadono il sabato notte, quando qualcuno ha esagerato con l’alcol, stanno organizzando rinforzi nei posti più frequentati dai giovani a Padova. Ragazzi, studenti, che abitano fuori città e che scelgono di incontrare gli amici nella città patavina, potrebbero accogliere l’invito dei coetanei alla rissa. Questo temono gli agenti, sapendo che questi fenomeni sono purtroppo. . . contagiosi.

Se per caso a questi ragazzi capitasse in mano il libro di Liliana Segre, leggerebbero che la violenza li riguarda e che tutti dovrebbero sentire il diritto e il dovere di evitarla. “Se ce l’ho fatta io, a sopportare gli orrori dei nazisti e a non odiare, ce la potete fare anche voi a evitare episodi di violenza”, dice rivolgendosi ai giovani e chiedendo loro di pensare alla qualità della vita. E proprio in questi giorni che si celebra La giornata della Memoria, tante scuole si soffermano su questi principi.
 
Pensieri difficili ma non impossibili da interiorizzare anche per generazioni dedite all’abuso di stravaganti tecnologie, perché prima o poi tutti devono interrogarsi su quel che sta succedendo ai ragazzi. Per primi gli adulti che potrebbero ragionare su eventuali alternative, per esempio sull’utilità delle parole di un libro. Non si sa mai.

I giovani della rissa sono studenti che vogliono vivere il sabato sera divertendosi, per poi salire sul treno o sull’autobus e ritornare a casa. Per lo più sono studenti, il lunedì riprendono le lezioni dopo una bella dormita domenicale, magari sono bravissimi a scuola, magari dieci in condotta, magari scrivono bellissimi testi sulla pace nel mondo.

Intercedere quel passaggio che li porta all’esasperazione, all’inventarsi protagonisti di strane e a volte pericolose situazioni, sarebbe utile e interessante. Il questore di Padova Antonio Sbordone, in servizio dallo scorso ottobre dopo una lunga esperienza nella Digos di Napoli, per il momento non ha emesso nessuna denuncia ma assicura una stretta vigilanza, sperando che i giovani abbandonino quest’idea dello spettacolo delle botte ‘organizzate’ a suon di clic da esibire a un pubblico tifoso e consenziente. Un ring e un pubblico indifendibili dell’assurdo, che tuttavia meritano una profonda riflessione.

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