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Gli avversari di Benedetto XVI sono dentro la Chiesa Cattolica

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Il male è dentro la Chiesa, e non già  nelle persecuzioni esterne. Questo concetto, Benedetto XVI, l'ha ribadito più volte nel corso del suo pontificato in cui ogni senso religioso pare sembra essere spento (siamo nell’epoca del secolarismo e dell’ateismo, antireligioso e anticristiano, ed anticlericale e nella indifferenza religiosa o agnosticismo dilagante). Dio e la religione sono concetti superati. Appartengono ad altri tempi. Il nostro tempo è diventato adulto. Il pensiero moderno è progredito in misura tale da escludere ogni affermazione, che trascenda la razionalità  scientifica.
Dio, si dice, è trascendente; dunque è fuori della sfera degli interessi dell’uomo del nostro tempo. Appartiene al passato, non al presente, tanto meno al futuro.

Il movimento della civiltà  va verso una secolarizzazione crescente e totale, cioè verso l’autonomia dei valori temporali e verso la liberazione del loro asserito rapporto religioso. Tutti hanno sentito parlare di questa tendenza, che distingue dapprima le realtà  terrene dal loro superiore e terminale rapporto col mondo religioso; e ciò legittimamente (Cfr. Gaudium et spes, 36); ma poi arriva a restringere nell’ambito di queste realtà  terrene tutto il sapere e tutto l’interesse dell’uomo, secolarizzando, laicizzando, desacralizzando ogni forma di vita moderna.

La religione non vi avrebbe più posto, né alcuna ragione d’essere, a meno che non sia reinterpretata in senso puramente umanista, così che essa proclami che l’uomo è per l’uomo l’essere supremo (Cfr. Marx, Nietzsche, ecc.). Dio però non è sorpassato. E nemmeno l’idea di Dio, nella pienezza del suo Essere, nel mistero della sua esistenza, nella meraviglia della sua rivelazione, è sorpassata. Solo bisogna rigenerarla nei nostri spiriti, che l’hanno deformata, profanata, rimpicciolita, espulsa e dimenticata; rigenerarla nella ricerca, nella fede cristiana, nella carità  ambivalente: verso di Lui e verso i fratelli, per riscoprirla l’attualità  per eccellenza, la luce del tempo, la promessa dell’eternità . «Si respinge Dio come colui che limita l’uomo, e non si vede che per rapporto con Dio l’uomo ha in sé “qualche infinità ”. Si respinge Dio come quegli che soggioga l’uomo, e non si vede che è per rapporto con Dio che l’uomo sfugge a ogni servitù, in particolare a quella della storia e della società  . . .» (De Lubac, Sur les chemins de Dieu, p. 268).

Ritornando a Benedetto XVI e ai suoi detrattori o avversari all'interno della Chiesa, Egli fa questo ragionamento: «Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che, come aveva preannunciato il Signore Gesù non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni», ha detto il Papa. «Queste però – ha aggiunto – malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa.

Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità , intaccando l'integrità  del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità  di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto». Per non generare equivoci, il Papa, ha esplicitato cosa intende quando parla di male o peccato all'interno della Chiesa. E segnatamente si riferisce a quei sacerdoti o vescovi che inquinano la fede (divisioni, criticismo, contestazioni, eresie, magistero parallelo, ecc.) e da presbiteri, religiosi, o vescovi che non danno una vera testimonianza cristiana con la loro vita (mancato rispetto dei precetti evangelici: castità , povertà  e obbedienza). E, ovviamente alla carriera, al successo, al denaro, e alla sporcizia morale che caratterizza la loro ortoprassi con una vita dissoluta e dissipata.

A questo riguardo va detto che papa Benedetto XVI nel 2010 ha promosso l'Anno Sacerdotale per una purificazione dei sacerdoti della Chiesa voluta e fondata da Cristo che col comportamento di questi sacerdoti viene deturpata, ferita e sfigurata. Il Papa, come si vede, non rinuncia nelle occasioni solenni a contrastare e a condannare la pedofilia (anche se non la cita esplicitamente) e a richiamare gli eretici del terzo millennio a riconoscersi nella Tradizione e nel Magistero della Chiesa.
Qui vanno fatte due considerazioni.
La prima. Sia il vescovo “Vicarius amoris Christi” (Sant'Ambrogio) che il sacerdote sono dei Pastori a cui è stato affidato un gregge. Essi sono degli alter Christus, ministri di Dio, e agiscono in persona di Christi Capitis. E, per queste ragioni, il loro comportamento deve essere irreprensibile, al di sopra di ogni sospetto, devono essere guide, modelli, e punti di riferimento. Invece, la cronaca, è impietosa. Il vescovo di Augusta, il vescovo di Bruges, alcuni sacerdoti Usa, alcuni sacerdoti irlandesi, australiani, italiani, sono responsabili di crimini esecrabili contro minori, ecc. Ecco il peccato dentro la Chiesa di cui parla Benedetto XVI. Tutti costoro hanno leso gravemente l'immagine della Chiesa e l'hanno sporcata, sfigurata e deturpata. Proprio quella Chiesa che è Corpo Mistico di Cristo e che -dice San Paolo – è “santa e immacolata, senza macchia nè ruga”. Se questi ecclesiastici sapessero il male che hanno fatto alla comunità  cristiana con i loro gravissimi comportamenti forse si sarebbero messi da parte prima. Ma ci vorranno anni per riconquistare la fiducia dei cattolici che si sono allontanati dalla Chiesa e dai Sacramenti. E questo è uno degli obiettivi principali del Pontificato di Benedetto XVI a cui sta lavorando alacremente senza risparmiarsi.

Il Papa ha fatto riferimento anche ai quei membri della Chiesa che inquinano la fede. E qui va detto che ci sono settori dell'episcopato e del presbiterio che hanno tradito il loro mandato. Per loro esiste -come abbiamo scritto più volte – solo la Bibbia e “il libero esame” senza alcuna mediazione affermato dalla riforma Protestante. Tradizione e magistero ecclesiastico, nonostante la Dei Verbum, non esistono, sono un “di più”. La dottrina protestante del “libero esame” apre la via al più radicale soggettivismo “filosofico religioso”. Alcuni pretendono di giustificare il loro dissenso dottrinale col pluralismo teologico. Ma essi cosi facendo generano dubbi, equivoci e contraddizioni. Legittimano un soggettivismo di opinioni in materia dogmatica, con danno all'unità  della fede.

La fede non è pluralistica, e le formule che la esprimono devono essere chiare, certe e universali! E tali ecclesiastici mettono in discussione la legge morale, le linee fondamentali dei sacramenti, della liturgia e della disciplina generale della Chiesa. cedendo alle suggestioni della cultura contemporanea si tenta di ammorbidire la saldezza del Magistero ecclesiastico: lo si vorrebbe più flessibile, più pluralistico, più libero, guidato cioè da criteri soggettivi e storicisti; ma il suo atteggiamento non puo' essere che di ferma coerenza e di scrupolosa tutela del “deposito” dottrinale, e questo non è ostinazione, arretratezza, incomprensione, ma doverosa fedeltà  alla parola di Dio.
A loro vorremmo dire con Sant'Agostino: “Siate fieri della verità , senza superbia”.

Anche fra alcuni Teologi bisogna lamentare alcune deviazioni. Infatti, essi ricorrono a sofismi, ad espressioni ambigue, diffondono idee riprovevoli contro il Magistero, si arrogano la licenza di enunciare opinioni personali azzardate e contestano più o meno velatamente (vedi, per esempio, la Facoltà  Teologica dell' Italia Settentrionale a Milano) l'autorità  del sacro Magistero. Quando il sottoscritto chiese a un prelato le ragioni del dissenso dottrinale all'interno della Facoltà  Teologica dell'Italia settentrionale, tale prelato allargo' le braccia e disse “Roma sa tutto e tollera ob torto collo questa Facoltà  perchè è vicina alla Svizzera, alla Germania, e all'Europa protestante…” Se cosi fosse sarebbe una sciagura perchè in questi ultimi 30 anni sono usciti laici ed ecclesiastici con una formazione protestante. Percio' è opportuna la vigilanza della Congregazione per la Dottrina della fede presieduta del card. Levada il quale dovrebbe commissariarla come fecero 10 anni or sono (per molto meno) con Famiglia Cristiana, organo dei Paolini. In fondo, Famiglia Cristiana, fu commissariata per molto meno!

Il cardinale Tettamanzi ci ha insegnato nel suo autorevole magistero che la Chiesa indica una comunità  cristiana fatta di “pietre vive”, ossia di anime. Che essa è una società  di amore, una comunione stabilita sulla fede e sulla carità  con due dimensioni: una gerarchica o verticale, di paternità ; l'altra orizzontale di fraternità . Tale Comunità  orante e operante ha bisogno di numerosi ministri preparati, colti, impegnati nella solidarietà  accanto agli ultimi e fedeli alla Tradizione, al Magistero e alla Sacra Scrittura.

Il card. Tettamanzi, presidente uscente della Conferenza episcopale lombarda, a cui possiamo applicare il detto di san Cipriano: “Il vescovo è nella Chiesa e la Chiesa è nel vescovo”, non puo' non ascoltare le parole di Papa Benedetto XVI, associarsi, condiverle, e sollecitare quei Vescovi lombardi in odore di eresia (à iresis) nel senso che, purtroppo, non enunciano il magistero ecclesiastico per divina disposizione e non custodiscono e intrepretano la divina Rivelazione. a conformarsi alla dottrina della Chiesa. Insomma, alcuni Vescovi anzichè conformare il mondo alla legge di Cristo, fanno l'esatto contrario. E questo è il male dentro la Chiesa di cui parla Benedetto XVI.

Bene ha fatto papa Benedetto XVI a dire pubblicamente che i nemici della Chiesa sono dentro di essa. Ma il Papa, che è molto diplomatico (io lo sono meno), si è limitato anche a parlare di attacchi anticristiani e mediatici. Il che è vero. Basta leggere Repubblica, La Stampa, il New York Times e molti quotidiani inglesi e uno capisce subito chi c'è dietro la campagna contro il Pontificato di Benedetto XVI e che alcuni giornalisti lavorano per compiacere i loro editori.

Ma, invece, io vorrei cercare di dimostrare sinteticamente che nella Chiesa cattolica, come dice bene il terzo segreto della Vergine di Fatima, i nemici sono al suo interno. Per esempio, quei vescovi e quei preti cattolici ma che in realtà  sono filo protestanti e luterani. Dovrebbero, questi signori che vivono alle spalle della Chiesa cattolica, rassegnare il mandato nelle mani di Benedetto XVI e risolverebbero tutti i loro dubbi sistematici, i loro contrasti, la critica corrosica, la contestazione sottile e subdola, la superbia, e il loro scetticismo ontologico sui dogmi della Chiesa cattolica. Ma, ovviamente, non lo fanno. Il Papa – scusi Santità  la mia immodestia, dovrebbe mandare dei Visitatori apostolici nelle loro diocesi e adottare provvedimenti verso questi vescovi.
Perchè? Innanzitutto per loro Gesù di Nazaret è solo un Uomo (Maestro e Salvatore) e non è Dio. Cioè ha solo la natura umana e non quella divina. Non credono ai miracoli e alla risurrezione. Se gli parli della Madonna si agitano e se gli ricordi i dogmi della Chiesa cattolica diventano rossi paonazzi e ti escludono da tutto. O con me o contro di me: questo il motto degli eretici. Questo è il ragionamento che fanno questi Vescovi.

Veramente vi è di che rimanere esterrefatti e quasi paralizzati, se nello svolgimento di questa ineffabile vicenda noi non sapessimo che Gesù è morto e risuscitato con noi, per noi, in noi! (Cfr. L. Bouyer, Le mystère pascale, 11.12; G. Bevilacqua , l'uomo che conosce il soffrire; S. Agostino Ad Galatas, 28; etc).

Non solo: i loro seminari sono vuoti, preti invecchiano, alla Chiesa per ascoltare la Messa domenicale non ci va quasi nessuno, i giovani non si accostano ai sacramenti e fra di loro l'edonismo è la norma, il peccato non esiste e la coscienza morale non sanno neanche dove sia di casa. Ricordate le parole del « figliol prodigo » nella celebre parabola evangelica, vero specchio del dramma del peccato: « Padre, io ho peccato contro il cielo e contro di Te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio » (Lc 15, 18-21). Il peccato è simultaneamente offesa a Dio e rovina di chi lo commette (Cfr. S. Tommaso Summa Theologiae, I-IIà¦, 55, 1 et 2). l'Eucarestia per loro è solo Memoria e non già  Presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo e, infine Tradizione e Magistero della Chiesa, non vengono tenuti in nessuna considerazione.

La morale cattolica e i cosiddetti valori non negoziabili (vita, famiglia, libertà  di educazione, e bene comune) sono tutte opzioni che non dobbiamo seguire. Ma successori degli Apostoli, indegni e sedicenti, non si accontentano di demolire la Chiesa con il discorso della collegialità , del pluralismo, del dissenso, dell'autosufficienza, ma addirittura negano anche immortalità  dell'anima Paradiso, l'Inferno e Satana e forse non pregano più. ll che per loro è una contraddizione grave nel senso che, loro, al centro del loro ministero episcopale, mettono solo un libro, la Bibbia, ma dimenticano che essa parla di satana sin dal libro della Genesi. Lo interpretano a loro modo e fanno un'esegesi e un'ermeneutica che fa invidia ai luterani e ai calvinisti in generale senza tenere conto, come afferma la Dei Verbum, nè della Tradizione nè del Magistero.

Ecco perchè i loro seguaci sono cattolici adulti che non accettano il peccato e neanche la coscienza e la morale che discendeno dal Decalogo e dal Discorso della Montagna. Ora è arrivato il momento di mettere ordine nelle loro Diocesi dove i loro fedeli sono confusi, disorientati e sconcerati. Ben venga la nomina del Patriarca Scola nella Arcidiocesi di Milano il 25 settembre p.v. , Filosofo e Dottore in Teologia, uomo colto e raffinato, accusato incredibilmente nel 1970 di settarismo da coloro che nel terzo millennio il settarismo l'hanno inventato, promosso, e praticato nella diocesi di Milano con un magistero parallelo e una Chiesa dentro la Chiesa! che ha scandalizzato i puri e i semplici.

Ma che razza di Pastori sono coloro che non credono ai Santi (quando odio verso Giovanni Paolo II che canonizzo' centinaia di santi ndr) non credono alla Madonna, non credono alle immagini sacre, avversano San Tommaso d'Aquino il più grande Dottore della Chiesa e lo disprezzano. Con le mie orecchie ho sentito preti e vescovi dire queste cose. Per loro è meglio citare Kant e sapete perchè? Perchè secondo loro demolisce le cinque vie che conducono a Dio di Tommaso. Per loro vanno bene solo i teologi protestanti come se nella Chiesa Cattolica non ce ne fossero. Loro si abbeverano ai testi di Rudolf Bultmann, Karl Barth, Paul Tillich, Reinhold Niebuhr, Oscar Cullmann, Dietrich Bonhoeffer, Gerhard Ebeling, Wolfhart Pannenberg, Adolf von Harnack e Jurgen Moltmann.

E' una vergogna che loro attingano solo alla teologia protestante eliminando quella cattolica. Per loro, pieni di superbia, Romano Guardini , Chenu, de Lubac, Congar, Rahner, Hans Urs von Balthasar, e Bernhard Hà¤ring (solo per citarne qualcuno) sono teologi passatisti, datati e che non dicono nulla al mondo d'oggi.
E' una vergogna che i nemici della chiesa siano al loro interno, nelle Facoltà  teologiche e nei Seminari. Costoro, come ho detto prima, devono scegliere: o stare nella Chiesa cattolica, o rassegnare il mandato nelle mani di Benedetto XVI.

Si dice oggi che ci siano il neopaganesimo, il secolarismo, e la scristianizzazione, ma la responsabilità  è riconducibile anche a questi signori. Io sono davvero preoccupato: questi non pregano neanche, hanno vergogna a vestirsi di viola, e se sono preti si vestono in borghese senza nessuna croce.
Che tristezza, che amarezza che sconforto provo quando remano contro la Chiesa e pensano solo alla carriera, al successo e al denaro. Sono pure ambiziosi lor signori: vogliono e chiedono al cardinale Prefetto della Congregazione dei vescovi solo sedi cardinalizie e vogliono uffici importanti nella Curia Romana per far carriera. I preti pedofili? Si devono spostare in altre parrocchie e in altre diocesi questa è la loro filosofia. I docenti di religione cattolica fedeli al Magistero, al Papa e al Concilio, sono da temere perchè pericolosi, e quindi vanno puniti e intimiditi.

La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, non si riprenderà  se non saprà  agire verso questi presunti successori degli Apostoli che tanto male hanno fatto nell'esercizio del loro mandato. Sono irrazionali, ma furbi come il diavolo e con zizzania e ambizioni personali danneggiano ogni giorno l'operato di Benedetto XVI. Vorremmo dire a costoro: “Umiliatevi sotto la mano potente di Dio, affinché Egli vi esalti nel tempo della (sua) visita; ogni vostra ansietà  deponetela in lui, perché Egli ha cura di voi (1 Petr. 5, 6-7). E l'esempio di Cristo, soprattutto, ci sarà  scuola e modello di umiltà  (Cfr. San Bernardo De gradibus humilitatis et superbiae; PL 182, 941 ss.). Essi hanno dimenticato le parole dell'Apostolo: «Non conformatevi alla mentalità  di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà  di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto . . . La carità  non abbia finzioni; fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12, l-2; 9-10). Quante cose splendide, in termini così semplici e chiari nel cristianesimo! Sembra superfluo farvi commento. Basta meditare con animo sereno e fedele.

Esse ci riconducono a quella preziosa notizia degli Atti degli Apostoli, che scolpisce l’aspetto caratteristico, spirituale e sociale, della prima comunità  cristiana: «la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede, aveva un Cuor solo e un’anima sola» (At 4, 32).
Cosa faremo contro i nemici servili, falsi, e cortigiani dentro la Chiesa Cattolica di cui nessuno parla? Riprenderemo con il successore di Pietro, Benedetto XVI, il cammino verso la edificazione dell’unità , se mai alcune volte avessimo ceduto ad una gelosa ed ostile affermazione della nostra autonomia spirituale e religiosa, con danno della docile e virile obbedienza all’esigenza della concordia e della solidarietà  proprie della comunione cattolica; e saremo insieme, tutti e fraternamente, fortemente, con lo sguardo dell’anima teso verso Gesù crocifisso, che «amò la Chiesa e diede Se stesso per lei» (Ep 5,25).

Ma soprattutto se vogliamo essere coerenti e fedeli, dovremo ricordarci che dobbiamo essere forti, secondo ragione s’intende, anche se questa virtù della fortezza cristiana ci espone a non pochi pericoli, a non poche difficoltà  (Cfr. S. Tommaso, Summa Theologiae, II-IIae, 123, 1).
La nostra professione cristiana non dev’essere condizionata dalla paura. Cristo ce lo ha ripetuto tante volte (Cfr. Mt 10,28). Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti (cioè i forti) lo possono raggiungere (Ibid. 11, 12).

Il cristiano non dev’essere un mediocre, ma un forte (Cfr. S. Ambogio, De Officiis, 1, 39). Se la nostra educazione cristiana è stata debole e reticente, specialmente sul senso del dovere, su l’obbligo della testimonianza e dell’apostolato, sul rischio dell’impopolarità , dell’avversa fortuna (Cfr. Gv 16, 20) e perfino della vita (Ibid. 12, 24-25), noi dobbiamo corroborarla di virtù per sé religiose, quali sono la fede, la speranza, l’amore, ma eminentemente pratiche anche nell’ordine temporale (Cfr. Ga 3,11 Ga 5,5 2Co 1,7 etc. ); e ricuperare alla nostra vita cristiana la virtù cardinale della fortezza. Ripeteremo con S. Pietro: siate forti nella fede (1 Petr. 5, 9); a tanto ci chiama l’integrità  della nostra vocazione cristiana; a tanto ci obbliga la storia dei tempi che stiamo vivendo.

Prof. Alberto Giannino
Presidente Ass. culturale docenti cattolici
alberto.giannino@gmail.com

[22 luglio 2011]

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