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Francesco e Andrea, genitori gay con madre surrogata, vogliono essere padri entrambi

In vista della loro Unione civile si rivolgeranno all’Ufficio Anagrafe del Comune di Vicenza, sperando che la sentenza di Trento abbia contribuito ad aperture legislative attese in Italia, da più di mille famiglie omosessuali

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Dalla Corte d’Appello di Trento giunge una significativa conferma – per la prima volta a proposito di una famiglia omogenitoriale con due padri, e sempre mettendo al centro la salvaguardia dell’interesse del bambino – che madri e padri si diventa non soltanto grazie al corpo, o ai geni ma anche e soprattutto grazie all’intenzione, dunque al desiderio che sappia tradursi in consapevole assunzione di responsabilità.

Questo il principio su cui contano e incoraggia Francesco e Andrea, genitori di Cristina, una bimba di due anni e mezzo che amano e alla quale vogliono dare una vera e propria famiglia istituzionale, perché quella regolata dalla dedizione e dall’amore, c’è già.

La famiglia vive a Vicenza, i due papà lavorano e accarezzano il sogno del matrimonio, anche per tutelare la bambina riconoscendole tutti i diritti.

In Italia l’adozione è vietata alle coppie omosessuali e Francesco e Andrea si sono rivolti all’estero, si sono affidati alla maternità surrogata e orientati verso una clinica in California.

Tramite il corpo di una donna (che intendono coinvolgere nella vita futura della bambina), sono diventati genitori. Uno di loro, Francesco, è il padre biologico. La pratica di impiantare l’embrione realizzato in vitro con l’ovulo di una donatrice nel ventre di una madre surrogata, negli Stati Uniti, è consentita. E nel 2014 è nata la bambina.

Con Cristina in braccio e con un certificato di genitorialità la coppia è tornata in Italia e dagli uffici istituzionali han saputo quel che la legge prevede: Cristina ha un unico padre, quello biologico.

Andrea sparisce dall’orizzonte legislativo di Cristina e per questo la coppia si batte, per poter esercitare entrambi e a tutto titolo il ruolo della genitorialità responsabile e per la certificazione di due padri effettivi e riconosciuti nella vita della loro figlia.

In vista della loro Unione civile si rivolgeranno all’Ufficio Anagrafe del Comune di Vicenza, sperando che la sentenza di Trento abbia contribuito ad aperture legislative attese in Italia, da più di mille famiglie omosessuali.

Si tratta di una pronuncia di assoluta rilevanza, in quanto per la prima volta un giudice di merito applica, in una coppia di due padri, i principi enunciati dalla Corte di cassazione, con la sentenza n. 19599/2016, in tema di trascrizione dell’atto di nascita straniero recante l’indicazione di due genitori dello stesso sesso.

Si tratta di una decisione storica che non mancherà di fare “percorso” in sede giudiziale, in soldoni: per la prima volta è stata riconosciuta  in Italia a 2 uomini la qualifica di padri di due bambini nati negli Stati Uniti tramite il metodo della maternità surrogata, o gestazione per altri (Gpa).

Francesco, Andrea e Cristina, sono una famiglia a tutto tondo. Si amano, Cristina è felice, cresce serena. I suoi genitori chiedono che questa realtà condizioni le future scelte istituzionali, sanno che molto si discute e si ragiona sulla modalità del corpo della donna che porta in grembo e partorirà un bambino che poi affiderà ad altri, ma queste sono questioni etiche, che appartengono alla coscienza e al proprio modo di sentire e vivere la propria e altrui esistenza.

Se il filo conduttore è l’amore, tutto dovrebbe essere più semplice, perché un figlio amato e accettato è un dono che merita tutta la protezione e le garanzie per farlo crescere sereno.

Andreina Corso

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