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Fotografo aggredito a San Marco, in Piazza c’è tensione

Per anni il Comune ha parlato di offrire spazi, campi dedicati alla merce degli stranieri, con prodotti artigianali tipici dei loro paesi, si trattava di creare un distinguo e un allentamento del conflitto che anima il commercio in città

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Fotografo aggredito nel teatro Piazza San Marco. In scena si muovono troppi attori e tutti convinti di essere in diritto di lavorare e di rivendicare il proprio spazio per tirare avanti.
I più arrabbiati sono gli ambulanti ‘legittimi’, che poco gradiscono ‘gli irregolari’, che vendono senza licenza, che, come affermano, ‘rubano il lavoro’ che oscurano la loro merce ‘di diritto’ con una presenza e insistenza eccessiva. La chiamano concorrenza sleale.

Così può capitare quel che è successo qualche giorno fa: un fotografo invita ad allontanarsi un venditore di grano, che si offriva di fotografare i potenziali clienti. Cerca di allontanarlo, quello è il suo legittimo lavoro e la reazione è stata un colpo con il bastone del selfie sulla mano.

Il fotografo si fa medicare al pronto Soccorso e sporge denuncia. E’ una realtà che si protrae negli anni e che richiama la necessità di regolamentare in qualche misura questo problema che spesso si manifesta in scontri verbali e fisici che mettono in evidenza la complessità della situazione, le incompatibilità che arrivano spesso a scontri e dissidi.

E’ evidente che sono tante le persone che tentano di sopravvivere in questa Venezia turistica, che sembra offrire mille opportunità di guadagno, ma che non regge alla moltitudine delle esigenze, dei bisogni di chi la frequenta e di chi ci vive e lavora.

La ricerca delle tollerabilità è difficile, quel che emerge da tante situazioni simili alla brutta esperienza del fotografo, è il significato di legalità. Chi ha diritto di offrire merce e servizi ai turisti? E’ vero che esistono le licenze, ma sappiamo anche che in città arrivano tante persone disperate, che hanno bisogno di racimolare qualche spicciolo per vivere.

Si aggiunga, come dicono i commercianti veneziani, che spesso si tratta di clan organizzati che rubano il lavoro in spregio alle regole. E aggiornano le loro offerte: per il Carnevale hanno già una serie di costumi da indossare per diventare figuranti della tradizione veneziana e proporre una bella foto ai turisti.

A San Marco si respira una forte tensione per questo stato di cose, ma l’ago della bilancia non può che toccare la mediazione. Per anni il Comune ha parlato di offrire spazi, campi dedicati alla merce degli stranieri, con prodotti artigianali tipici dei loro paesi, si trattava di creare un distinguo e un allentamento del conflitto che anima il commercio in città.

Poi le violenze sono talvolta il prodotto delle molteplici situazioni di conflitto, e vanno sempre richiamate e denunciate. Da qualsiasi parte provengano.

Andreina Corso

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