L’atto finale del piano era quello di presentarsi agli uffici delle Questure e agli sportelli unici per l’immigrazione delle province di Padova, Venezia e Treviso, con in mano un documento che certificava un’assunzione, requisito indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno.
Sette persone, ora indagate, si appoggiavano a due cittadine cinesi, una delle quali a capo di alcuni centri massaggi, che fungevano da tramite con i loro connazionali irregolari in Italia.
Il sistema prevedeva, dietro il pagamento di somme tra 500 e 1.000 euro, la stipula di falsi contratti o lettere di assunzione, con relativi cedolini dello stipendio, da far esibire in sede di richiesta di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
La Procura della Repubblica di Padova ha ora concluso le indagini e inviato il relativo avviso di garanzia ai sette indagati, italiani e cinesi, tra cui due avvocati.
Il reato che si va a configurare è quello di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso.
I due avvocati e tre titolari di diverse ditte ed aziende, tutte fittizie, avevano sede a Padova, Limena, Monselice, Maserà, in provincia di Padova, Villorba (Treviso), Pettorazza Grimani e Lendinara (Rovigo).