LETTERE AL GIORNALE | A Roma un ragazzino di 14 anni si è suicidato perché presunto gay. Come facilmente prevedibile, le associazioni omofile italiane stanno usando la morte del minorenne per accelerare la legge sull’omofobia. Strumentalizzazione ignobile, ma coerente con la morale di chi non si fa scrupoli a sovvertire l’ordine naturale stabilito da Dio e dagli ordinamenti umani. Come se non bastassero le lagnanze dei gay conclamati (da ricordare che la maggioranza degli omosessuali non ama vantarsi nelle piazze di essere “diverso”), la procura di Roma ha apertoun fascicolo contro ignoti per verificare eventuali ipotesi di istigazioni al suicidio. Come accaduto in casi analoghi, i magistrati romani si accerteranno che il suicida non sia caduto vittima di qualche “attacco” di cyber bullismo. Quando accadono questi fatti, la maggioranza dei commentatori non se la prende con chi non ha saputo accorgersi in tempo dei disagi manifestati, bensì punta il dito contro gli amici della “vittima”, rei di derisioni e beffe. Peccato che, come nella favola di Anderson, i giovani non vedano il Re ammantato di ipocrite e false ideologie, bensì nudo (leggasi anche, l’omosessualità è un’aberrazione della natura, quindi priva di diritti)! Seppure con il linguaggio volgare tipico del terzo millennio, i giovani che mettono alla berlina i loro compagni “diversi”, non sono da condannare tout court (al massimo, in ossequio al bon ton e alla par condicio, si può spiegare loro che i gay non vanno apostrofati con epiteti irriferibili, bensì chiamati “diversamente orientati), ma da prendere a modello quale esempio di onestà intellettuale e di purezza di cuore. Non si dice forse, largo ai giovani?
Gianni Toffali Verona
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[13/08/2013]