Dialetto Veneto a scuola e in tv: la novità potrebbe avere seguito se la proposta depositata alla Camera seguirà il suo corso.
Si tratta di una proposta di legge di due articoli che chiede, per il Veneto, l’insegnamento del dialetto a scuola e la sua diffusione in programmi ad hoc in tv e radio.
Il testo della proposta di legge è stato sottoscritto da 18 parlamentari leghisti a prima firma di Massimo Bitonci.
La tematica rientra nel più ampio tema dell’autonomia, argomento del quale nel nuovo governo si sta occupando, non senza una coda di polemiche, il ministro leghista Roberto Calderoli.
Il documento è stato depositato a Montecitorio il 13 ottobre e, per il momento, deve essere ancora assegnato alla commissione competente.
“La diversità linguistica – si evidenzia nella relazione introduttiva della proposta di legge – è una risorsa preziosa soprattutto in un mondo in cui i riferimenti, anche per le future generazioni, sono sempre più globalizzati”.
Pronta la risposta dell’opposizione. “L’istruzione – osserva la responsabile scuola, la deputata del Pd Irene Manzi – ha bisogno di investimenti e prospettiva e non certo di folklore ad uso e consumo del proprio elettorato. Intendono l’Autonomia differenziata in questo modo?”.
La proposta leghista è tuttavia ben radicata. Essa va ad attingere ad una legge del 1999 che, trovando fondamento nell’articolo 6 della Costituzione, tutela una serie di lingue storiche: quelle delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate, e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano, il sardo.
A queste lingue “da preservare” la proposta della Lega aggiunge il Veneto, prendendo spunto anche da una serie di pronunciamenti europei.
Se essa andrà a buon fine i mutamenti saranno notevoli: vi sarà obbligatorietà di insegnamento del dialetto Veneto nelle scuole materne, in parallelo all’italiano, con previsione, per i gradi successivi, dell’utilizzo anche del dialetto nella didattica.
Non solo. In base al testo le Regioni possono “promuovere iniziative per la tutela e la valorizzazione delle lingue minoritarie, anche fuori dai confini regionali e nazionali italiani”. Inoltre un comma a parte prevede la possibilità per le Regioni di “sottoscrivere accordi con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e con le emittenti radiotelevisive locali, anche appositamente costituite, per la promozione di trasmissioni giornalistiche e di programmi generali in lingua minoritaria”.
Trovo la proposta assolutamente ragionevole e seria. La cancel culture che domina in italia da decenni non ha fatto altro che impoverire ed a volte umiliare realtà dal passato glorioso e civile. Per perseguire quale fine? Avere un popolo italiano mono culturale possibilmente ppolitically correct? In nome di questo lo stato italiano ha umiliato regioni come la nostra e schiacciate alla stregua di colonie. Nessuno si è accorto che in TV il romano è serenamente parlato ed accettato? Perchè non lo dovrebbero essere il veneziano, il vicentino, il trevigiano?
Aggiungo per quanti non lo sapessero che anche durante il ventennio fascista, non certo noto per la decentralità, in veneto a scuola si usava parallelamente a quello statale un sussidiario con la storia della Repubblica e la salvaguardia della lingua veneta.
Adesso che siamo liberi perdiamo dialetti ed identità ma capiamo benissimo il romano. Che conquista!
Non esiste un dialetto veneto valido per tutta la regione, A Venezia si parla in un modo, già a Spinea in un altro. Ognuno, in casa propria, imparerà quello “giusto”.
Esatto, esiste una lingua veneta con tutte le varianti zona per zona