Coronavirus Venezia, si torna a numeri in linea con le attese dopo l’exploit di sabato scorso quando il report denunciava 41 nuovi casi in 24 ore.
Il bollettino di domenica sera di Venezia e provincia, invece, evidenziava 11 nuovi casi nelle ultime 24 ore con nessun nuovo decesso.
Il totale degli “attualmente positivi” è di 305 persone mentre il dato dei decessi totali resta a 322 vittime.
Uguale anche il numero degli “attualmente ricoverati”: all’ospedale di Dolo ci sono 14 persone in degenza comune e una in terapia intensiva a Dolo.
A livello locale negli ultimi giorni si sono scoperti i casi alla Fincantieri di Marghera (cinque positività), della Prefettura di Venezia (una positività), e in tre famiglie di Fossalta (16 persone) ma non ci sono notizie di nuovi contagi per trasmissione.
SITUAZIONE GENERALE
La notizia di domenica sera che scuote anche il mondo scientifico è invece quella di una donna tornata positiva dopo che si era “negativizzata”. Ed ora è di nuovo positiva al coronavirus dopo quattro mesi.
E’ accaduto ad una donna valdostana, di mezza età, che è ricoverata all’ospedale Parini di Aosta ed è sottoposta ad una terapia con ossigeno supplementare.
La paziente, che ha patologie respiratorie pregresse, era stata dichiarata guarita dal coronavirus il 24 aprile scorso. sabato sera si è nuovamente presentata in ospedale per un aggravarsi delle sue condizioni cliniche e dal tampone effettuato all’ingresso della struttura sanitaria è emersa la sua positività.
“Non si può parlare di una reinfezione – spiega Alberto Catania, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale di Aosta – ma si tratta di una nuova positività di un guarito. La paziente è giunta ieri in ospedale. In un primo momento è stata collocata in un altro reparto. Una volta scoperta la positività è stata trasferita nel reparto infetti ed è stata isolata”.
Secondo Catania “è un ‘ritrovamento’ di positività, che non è detto sia contagiante: può darsi che siano solo delle parti virali che sono state riscontrate dall’esame. Sono situazioni possibili, a mio parere non sono persone che sono infettanti”.
“Probabilmente – spiega- non è neanche una riattivazione ma la paziente ha ancora dei residui virali. Non è una reinfezione perché è una persona che ha sviluppato gli anticorpi. Ci può essere un aumento della presenza dei residui virali senza che ci sia il virus completo”.
La situazione risulta pertanto essere differente rispetto ai due casi di reinfezione documentati finora nel mondo: il primo riguarda un trentatreenne di Hong Kong (la seconda volta contagiatosi probabilmente in Spagna), il secondo un venticinquenne del Nevada (Usa).
Per entrambi gli esami effettuati sul materiale genetico dei due diversi campioni hanno evidenziato che la seconda infezione è stata provocata da un virus diverso rispetto a quello precedente. I due pazienti hanno avuto sintomi simili ma la seconda infezione si è rivelata più grave.
La speranza degli scienziati che studiano il virus, in parte smentita da questi casi, è che gli anticorpi post Covid possano dare un’immunità di alcuni anni.
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