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Congresso Famiglie Verona, che cosa resterà?

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Congresso Famiglie Verona, che cosa resterà?

Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, rivendicano oggi come il giorno della “rivincita della vita” e della e “vittoria contro le intimidazioni mediatiche che abbiamo subito. Siamo la maggioranza e non più silenziosa”.

Verona teatro di scontro sociale e culturale ma anche di scontro politico. Sullo sfondo del congresso della famiglia, tra le due anime del governo, Lega e M5s, una pro, l’altra contro la kermesse di Verona.

Il leader indiscusso dell’evento, il più atteso, è il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che va incontro al suo alleato – “la 194 non si tocca” – ma che si smarca nuovamente e attacca col sorriso Luigi Di Maio che intanto a Roma ha organizzato un appuntamento che ha il sapore di una contro manifestazione: “A qualche collega distratto di governo che pensa che qui dentro si guardi indietro dico che qui si prepara il futuro e se questo significa essere sfigato”, allora “sono orgoglioso di essere sfigato”.

Salvini si esprime così con la consapevolezza dell’intervento di papa Francesco che ha ribadito il pensiero della Chiesa sul congresso: “corretto nella sostanza ma sbagliato nel metodo”. “E io sono un uomo di sostanza, e se il Santo Padre condivide la sostanza…”, dice Salvini mentre scrosciano gli applausi della sala.

Applausi controbilanciati però dalle decine di migliaia di persone che hanno sfilato per Verona contro il Congresso.

Di Maio, in ogni caso, non è l’unico bersaglio del leader leghista, forte di un’accoglienza senza eguali nella città scaligera.
Una frecciata è indirizzata anche al sottosegretario M5s Vincenzo Spadafora. E’ sua la dichiarazione che in futuro non ci sarà più spazio per un’alleanza tra M5s e Lega. “Spadafora si occupi di rendere più veloci le adozioni – gli risponde seccamente – ci sono più di 30mila famiglie che attendono di adottare un bambino”.

Poi, come se non bastasse, ritorna agli albori del suo partito, prendendosela con i “comunisti, che esistono ancora, sono da difendere gli ultimi esistenti, rappresentanti di un passato che ha milioni di morti sulle spalle” e anche con “gli intellettuali di sinistra che anche se leggono più libri dei leghisti non li capiscono”, e indossa una maglietta blu con il disegno stilizzato di una mamma, un papà e due bambini. Ce n’è anche per i giornalisti, “che truccano le notizie, ma tanto oggi c’è la rete”.

Per i temi del Congresso c’è poco spazio oggi, anche la leader di Fdi Giorgia Meloni fa il pieno di applausi parlando da unica segretaria donna di un partito e da mamma: “Ci hanno definiti retrogradi, sfigati, oscurantisti, impresentabili, ma impresentabili sono coloro che sono a favore dell’utero in affitto e chi tenta di bloccare lo sviluppo di ragazzini di 11 anni (con il farmaco Gender, ndr). Retrogradi sono quelli che vogliono che torni la censura in Italia facendo sì che un appuntamento come questo non possa essere celebrato”.

Poi sulla 194 Giorgia Meloni tuona: “Voglio dire che molte abortiscono perché non hanno alternative, perchè non è autodeterminazione che c’é quando si può fare un’altra scelta”.

Insieme a Salvini arrivano sul palco anche i ministri della Scuola e della Famiglia. Equilibrato l’intervento di Marco Bussetti: “La scuola è aperta, inclusiva, plurale e voglio sottolineare che non sono in discussione i processi di emancipazione e i diritti acquisiti”.

Ironico e pungente il contributo di Lorenzo Fontana, che qui gioca in casa: “Ricordo che Di Maio ha parlato di aiuti alle famiglie anche attraverso i coefficienti familiari. Bene Luigi, mo’ uagliò – gli manda a dire in dialetto – lo devi fare. Ora passa dalle parole ai fatti”.

Il Palazzo della Gran Guardia si svuota dopo tanto clamore, pure la folla di curiosi che ha presidiato Piazza Brà per tutta la giornata si allontana insieme ai blindati delle forze dell’ordine. Se ne vanno quelli che erano venuti per applaudire Salvini e quelli che invece erano lì per criticarlo, chi difendeva il Congresso e chi lo ha osteggiato con striscioni e slogan.

Restano solo i piccioni, che finalmente tornano padroni della piazza. L’appuntamento è per domenica, quando la Marcia delle Famiglie occuperà le strade di Verona, a conclusione della tre giorni del Congresso più controverso degli ultimi anni.

[notizia pubblicata il 31/03/2019 h. 07.45; numero di archivio 72261-2; ultimo aggiornamento 31/03/2019 h. 07.45]

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