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Nuovi periti, reperti, le tecniche più moderne dei Ris: il ‘Cold Case’ “Unabomber” riaperto

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Ci sono addirittura tracce in un ordigno inesploso a San Stino di Livenza (Venezia) a dare nuovo impulso alla ricerca del colpevole di uno dei casi più complessi nella storia italiana, quello del dinamitardo conosciuto come Unabomber. Il “Cold Case” (finora) è stato riaperto dopo sedici anni.

Il Gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, ha incaricato il comandante del Ris dei Carabinieri, Giampietro Lago, e l’antropologa molecolare dell’Università di Firenze, Elena Pilli, di analizzare dieci reperti raccolti nell’ambito delle indagini e di estrarre l’eventuale DNA o tracce biologiche che possano consentire di individuare l’autore (o gli autori) dei 34 attentati avvenuti nel Nord Est tra il 1994 e il 2006.

I due periti avranno 90 giorni di tempo per esaminare i reperti individuati tra il 2000 e il 2007, tra cui un capello trovato in un uovo inesploso nel novembre 2000 in un supermercato di Portogruaro, capelli e peli in un ordigno inesploso a San Stino di Livenza (Venezia).

L’autorizzazione data dalla Procura al giornalista Marco Maisano di visionare i reperti è stata contestata dagli avvocati di alcuni delle undici persone iscritte nel registro degli indagati di quest’ultima puntata della vicenda, Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros, i quali sostengono che i reperti sarebbero stati maneggiati e forse contaminati. La contestazione è stata però ricusata dal Procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo.

Il grande sospettato, Elvo Zornitta, presente oggi in Tribunale, è stato difeso dal suo legale Maurizio Paniz, che ha ribadito ancora una volta la sua assoluta tranquillità. “Non ci siamo mai stancati di sollecitare che si cercasse il colpevole”, ha dichiarato il legale alla riapertura dell’inchiesta.

Girardi, una delle vittime del dinamitardo, ha chiesto e ottenuto la riapertura del fascicolo insieme a Greta Momesso. Girardi, che oggi ha 28 anni, ha raccolto un evidenziatore giallo sul greto del Piave quando aveva 9 anni, che gli esplose in faccia. Momesso, invece, è stata vittima dell’esplosione di una candela-bomba in una chiesa quando aveva 8 anni, nel 2005. Girardi ha dichiarato di essere piccola all’epoca, ma oggi di avere l’età giusta per chiedere giustizia.

La ricerca del colpevole è stata coordinata nel corso degli anni da centinaia di investigatori di più procure, tra cui Pordenone, Udine, Treviso, Venezia e, ultima, Trieste. Il capoluogo giuliano è oggi il distretto giudiziario competente per questo caso.

Giampietro Lago, il comandante del Ris dei Carabinieri, ha dichiarato che “applicheremo tutte le tecnologie più moderne” per cercare di risolvere uno dei casi più misteriosi e complessi della storia giudiziaria italiana.

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