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Quando il branco violenta una ragazza: la vicenda dei calciatori veronesi. Di Andreina Corso

Verona. Quando gli uomini si fanno branco e violentano una ragazza. La vicenda sarà ricostruita davanti ad un giudice, ma cosa c'è da vantarsi in quei trofei in cui hanno fotografato e fatto video ad una ragazza che aveva bevuto?

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Scusino i lettori, la trasgressione letteraria: urge consultare il vocabolario.
Branco: gruppo numeroso di animali della stessa specie, per esempio, un branco di gazzelle o di pecore a illuminare l’occhio che ci fa accettare benevolmente questa parola. Ci voleva l’uomo per rovinarla, per rendere spregiativa quella parola che ci riportava all’Arcadia, alla regione greca, favoleggiata dai poeti bucolici, in uno scenario di vita idillica.
La vicenda del branco che riportiamo, ha due protagonisti: una ragazza violentata e il branco, questa volta composto da un gruppo di uomini(?), giovani calciatori nel numero di cinque che dopo aver fatto bere a dismisura la ragazza, stuprata e fotografata, ripresa con la videocamera, questi eroi del branco pensavano di farla franca.
Ma sì, cosa volete che sia ai giorni nostri, una bella serata, una violenza di gruppo e la ragazza in quanto incosciente e in semicoma alcolico, era consenziente! Ubriaca com’era, non si è ribellata, anzi, si divertiva.
Ecco spiegata la seconda definizione di branco: gruppo di persone, per lo più facinorose o poco raccomandabili, fastidiose, un branco di farabutti; conformarsi, adeguarsi alle idee della maggioranza.
Dal dizionario: nessuno si senta offeso.

I cinque giocatori della Virtus Verona, ora imputati per quella violenza esercitata i primi mesi dell’anno scorso, dovranno rispondere ed essere giudicati per l’accusa di stupro che ancora una volta viene esercitata sul corpo di una ragazza, vittima di una ferocia che quella notte ha gettato tra i rifiuti la civiltà, così come si getta un pallone bucato fuori campo.
Durante l’udienza preliminare che si è svolta a porte chiuse, la vittima, accompagnata dall’avvocato Federico Lugoboni, ha ripercorso in silenzio l’orrore di quella notte. E per quel che non è più riparabile, visto il danno morale, il suo legale rivendica un risarcimento economico per danno patrimoniale e non patrimoniale la cui quantificazione è di 100mila euro, 75 dei quali da versare immediatamente.

I calciatori, che non si sono presentati all’udienza, hanno respinto le accuse e sportivamente hanno confermato che la ragazza era consenziente e che hanno trascorso insieme una bella serata.
Insomma, cosa c’è di strano se una giovane donna viene abusata, da un gruppo di giocatori di calcio poco più che ventenni?
Lo spiegheranno nell’udienza di ottobre che si svolgerà con rito abbreviato, come richiesto dai difensori degli imputati, che se saranno condannati potranno usufruire di uno sconto di un terzo pena.

Ma quante facce ha la verità? La giudice Paola Vacca avrà il penoso compito di ripercorrere gli effetti del danno subito dalla ragazza, una ferita che le ha devastato la vita, turbato il sonno, impedito di studiare e soprattutto la paura di uscire e di subire nuove delusioni e violenze da parte dei coetanei. 

Quest’orribile storia, oltre all’indignazione, ripropone l’ennesima storia di violenza sulle donne.

E poi quell’interrogativo: come fanno dei ragazzi che giocano in una squadra di calcio, Virtus, addirittura Virtù (è un costrutto sociale relativo alla cultura di riferimento, che incarna la disposizione d’animo volta al bene, la capacità di una persona di eccellere in qualcosa, di compiere un certo atto in maniera ottimale, di essere virtuoso come “modo perfetto d’essere”), dove l’esercizio della correttezza e della lealtà sportiva è d’obbligo ed è anche più importante della vincita o della perdita di una partita.


 

Come fanno ad approfittare di un corpo femminile, di una loro amica, all’unisono? E poi, come fanno a divertirsi a fotografare l’orrore? Perché neppure un briciolo di pietà è entrato nella loro mente e nel loro cuore, mentre esercitavano un crimine, quello stesso crimine che mai un uomo che si definisce tale eserciterebbe su un altro essere umano.
Se questo è un uomo scriveva Primo Levi, purtroppo ignorato.

Andreina Corso

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