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Benedetto XVI abbraccia a Madrid tutta la Chiesa universale

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Papa Benedetto XVI, è arrivato a Madrid, atteso da centinaia di migliaia di giovani, da centinaia di Vescovi, da migliaia di sacerdoti e religiosi e tantissimi laici. Quando egli diventò “ministro della Chiesa” e “dispensatore dei misteri di Dio” non immaginava di diventare il Vicario di Cristo. Ora guida il timone apostolico della barca di Pietro, ossia la Chiesa, con umiltà , prudenza e sapienza nonostante le avversità  e le ostilità  del tempo moderno che vengono annullate dall'entusiasmo giovanile e la gioia di tutta la Chiesa a Madrid.Ho letto su La Stampa, non senza stupore e meraviglia, una nota stonata e che cioè non bisogna dare eccessivo credito alla Chiesa gerarchica, dogmatica, sacramentale, e canonica (la Chiesa visibile) ma solo a Cristo.
Va a detto, a tale riguardo, che non si possono cambiare strutture e spirito della Chiesa per modellarla secondo le proprie aspirazioni e dimensioni!
Ci si dimentica che la Chiesa è stata voluta e fondata proprio da Cristo.
Diceva a questo riguardo san Paolo: “Non vi sia disunione nel corpo (di Cristo), ma le membra abbiano la medesima cura le une per le altre: E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le membra; e se un membro gode, godono insieme tutte le membra” (1Cor. 12, 25-26).

Il termine Chiesa (che molti laici vorrebbero separare da Cristo) ha due significati: materiale, ed indica il tempio, l'edificio sacro fatto di mura; spirituale, ed indica la comunità  cristiana, fatta di “pietre vive”, ossia di anime. In questo caso la Chiesa è una società  d'amore: una comunione stabilita sulla fede e sulla carità .
Ecco, Benedetto XVI, a Madrid, incontra la Chiesa universale, la città  di Dio, i giovani cattolici e il Popolo di Dio lieto di essere una cosa sola con la santa Chiesa sparsa su tutto il mondo e di insegnare “ogni verità ” relativa ai nostri rapporti soprannaturali con Dio. (Gv 16,13).

Certo, lui che è per antonomasia uomo del dialogo, che è “posto alla vista di tutti” (1 Cor 4,9), vedrà  anche la contestazione dei Los Indignados (e non solo) che mette l'amarezza e la superbia nel cuore, e inaridisce la carità , anche se assume forme puritane, che purtroppo scivolano spesso nella simpatia e anche nella solidarietà  con i nemici della Chiesa.
Benedetto XVI assisterà  anche alla critica malevola e ingiusta verso la Chiesa, le sue istituzioni, e i suoi uomini. E incoraggerà  i giovani cattolici riuniti a Madrid ad avere coraggio per il nome cristiano (Cfr. 1 Petr. 4, 16): qualcuno si vergogna d’essere cristiano? d’andare in Chiesa? Questa è una prima viltà  da superare; non bisogna avere vergogna e fuggire quando l’apparire religiosi e cattolici provoca gli scherni altrui, o crea qualche pericolo per il nostro nome, o il nostro interesse (Cfr. Mc 14, 51).

E ancora: siate fedeli ed umili, e sarete forti, e potrete dare buone e positive testimonianze alla vostra professione cristiana e cattolica.
Infine: siate desiderosi e fieri di dare il vostro nome e la vostra attiva adesione a qualche istituzione militante nel campo dell’azione, o della pietà , o della carità .
Oggi non si vuole più militare per qualche causa, o qualche idea, che sappia di religioso, o di cattolico, o di cristiano, o anche di puramente e nobilmente civile; si preferisce rimanere liberi ed esonerati da obblighi organizzativi.
Questo non è sempre bene; la testimonianza viene più facile e più forte dall’unione, dall’impegno comunitario, e dalla fedeltà  collettiva. Per di più noi non dobbiamo dare nei nostri animi la preferenza per le vie facili dell’indifferenza ideale, spirituale e sociale.
L’individualismo, l’isolamento, la noncuranza per le cause buone non sono conformi allo stile cristiano, specialmente in ordine a ciò che ora ci interessa, la testimonianza a Cristo Signore. Ebbene i giovani e ragazzi cattolici sanno che la Chiesa, e forse la storia, attende proprio da loro in questo tempo in dilaga l'edonismo e il relativismo etico e religioso una professione cristiana, non smentita, non simulata, non indifferente, ma franca, coerente, gioiosa, ed anche, per il nostro mondo moderno, esemplare e convincente.

Anche su Gesù di Nazareth, bisogna essere chiari. Quale Gesù? Il Cristo della fede o il Gesù della storia? Chi è questo Gesù, al quale i giovani cattolici di Madrid vogliono andare incontro? Da duemila anni questa domanda fondamentale si è confitta al cuore stesso della storia e della cultura umana; ma è la stessa domanda che nella Palestina si ponevano i contemporanei di Gesù, uditori della sua parola, testimoni dei suoi segni prodigiosi: “Chi è costui?”(Mc 4 , 4 1 ; Mt 21, 10).
Il “mistero di Gesù” inquietava e continua ad inquietare gli uomini, i quali hanno risposto e rispondono o con il rifiuto preconcetto, o con la indifferenza abulica, o invece con l’adesione ardente di fede, che coinvolge e trasforma tutta la persona.

Per Benedetto XVi, per tutti noi e, naturalmente, per i giovani cattolici di Madrid, Gesù di Nazareth non è semplicemente un grande genio religioso, da mettere accanto o anche al di sopra delle tante personalità  che lungo il corso della storia hanno lanciato un messaggio su Dio all’umanità ; non è soltanto un grande profeta, nel quale la presenza del divino si sarebbe manifestata in una maniera particolare e sovrabbondante; non è un superuomo o un supermistico, la cui azione o il cui insegnamento potrebbe ancora stimolare o affascinare anime particolarmente sensibili.
Alla pressante domanda di Gesù: “Voi chi dite che io sia?”, noi rispondiamo con Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16), e con Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). Egli è Colui che ha il potere di assicurare ad un povero paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2, 5), sanandolo altresì a riprova della sua sconvolgente affermazione; è Colui che, di fronte agli stupefatti scribi e farisei, si dichiara «padrone del sabato» (Mc 2, 28), capace di rivedere e di modificare dall’interno la legislazione mosaica (Cfr. Mt 5, 21 ss.).
È Colui che afferma di essere “la via, la verità  e la vita» (Gv 14, 6), la “risurrezione e la vita” (Gv 11, 25) degli uomini tutti che crederanno in lui; è Colui che va incontro alla morte da dominatore e con la sua risurrezione sconvolge i piani meschini degli oppositori. Gesù di Nazareth è veramente il centro della storia, come ha proclamato San Paolo: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle nella terra, quelle visibili e quelle invisibili.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è, prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col. 1, 15 ss.) ed è Colui che un giorno, il giorno finale “della restaurazione di tutte le cose» (della “apocatastasi”: At. 3, 21) nel quale Egli con la sua potenza «assoggetterà  a sé tutte le cose» (Fil 3, 21).

Cioè Cristo è l’alfa e l’omega, il principio e il fine (cfr. Ap 1, 8; 21, 6; 22, 13), non solo per i destini dell’uomo, ma per il cosmo intero, che in Lui ha il suo punto focale, donde ogni senso, ogni luce, ogni ordine, ogni pienezza.
A Gesù Cristo, Verbo incarnato, Figlio eterno di Dio, Benedetto XVI mostrerà  la sua umile adorazione, la sua ferma fede, la sua serena speranza, il suo incondizionato amore.

Vale veramente la pena, farà  capire esplicitamente ai giovani di tutto il mondo, di impegnare la propria vita per seguire Lui, solo Lui, pur sapendo che questa decisione comporterà  rinunce, sacrifici, rischi, incomprensioni. Ma Gesù Cristo, ha scritto Pascal, “è un Dio a cui ci si avvicina senza orgoglio e sotto cui ci si abbassa senza disperazione” (Pascal, Pensieri, 528).

Alberto Giannino
* Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)

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