Per la visita di Papa Benedetto XVI Venezia si veste a festa, con cittadini e visitatori che accorrono da tutto il Veneto per vivere questo evento in un clima di attesa, gioia, spiritualità . O quasi.
Come ogni grande evento che si rispetti si sono innescati sentimenti e reazioni a catena che lasciano spazio a riflessioni in cui non mancano contrapposizioni critiche.
Le misure di sicurezza adottate a Venezia per gli allarmi del dopo-Bin Laden si potrebbero definire estreme ma nel contempo insufficienti a tranquillizzare gli animi preoccupati dall'idea di rivendicazioni.
Immaginiamo la piazza più bella del mondo con 900 uomini delle forze dell’ordine, 30 sommozzatori per la bonifica delle acque, un cerchio di cecchini sul campanile di San Marco, metal detector installati agli accessi della piazza, tombini sigillati, assenza di cestini dei rifiuti, cani specializzati in bonifiche di sostanze esplosive. Numerosi gli agenti in borghese mischiati alla folla, mischiati ai fedeli che in religioso silenzio accolgono la benedizione di Papa Ratzinger chiedendosi se chi sta al loro fianco potrebbe essere un agente travestito, se sarà abbastanza armato o abbastanza pronto per intervenire ove ve ne fosse bisogno.
Altra riflessione scaturisce dalla bianca vettura elettrica che sostituirà la Papa-mobile a Venezia, perchè i costi del mezzo e della sua viabilità hanno indotto molti cittadini cristiani a non partecipare all'evento in segno di protesta.
Tralasciando le polemiche che come sempre accompagnano ogni evento mediatico, la domanda che sorge spontanea è legata alla necessità di un tale dono in un momento di crisi economica che certo non ha risparmiato neppure Venezia.
Emerge la necessità di apparire, come sempre, all'apice dello splendore che nei secoli non ha mai abbandonato la Serenissima.
I negozi chiudono, i veneziani spariscono perchè le case costano troppo, l'acqua alta è sempre più alta, Biennale e Fenice tagliano dove possono, ma noi abbiamo donato al Vaticano la Papa-mobile veneziana, che sicuramente tornerà utilissima anche a Roma.
Forse nella corsa all'entusiasmo abbiamo perso di vista ciò che dovrebbe provocare e nel contempo rappresentare la visita di Ratzinger, il messaggio che egli stesso incarna nella sua persona: la chiesa che si avvicina alle persone, le persone che si avvicinano alle persone per avvicinarsi alla chiesa.
[07 maggio 2011]
Giorgia Pradolin
