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Anche il fuoco ha paura di me – La nostra società di volti e falsi miti

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Anche il fuoco ha paura di me

Difficile staccarsi da un libro di Gianluca Morozzi. Difficile non trovarsi trasportati in un’altra dimensione, estraniarsi, grazie alla sua prosa pop, animata e coinvolgente. E’ accaduto con tutte le sue opere e accade di nuovo, se non ancora di più visto le sue 144 da leggere tutte d’un fiato, con “Anche il fuoco ha paura di me” edito da Fernandel.

Un uomo di cui conosciamo solo il nome, Theo, è legato a una sedia. Di fronte a lui, con una pistola in mano, Metello gli spiega perché sta per ucciderlo. E gli racconta la sua storia. Metello è nato e cresciuto a Lemuria, un singolare paese della Bassa emiliana reso celebre da un famosissimo poeta e da un cantante rock di successo. Metello è cresciuto deciso a diventare famoso a sua volta, per arricchirsi e conquistare Alice, fidanzata con Ulisse fin dal primo giorno delle elementari. C’è solo un problema: non ha nessun talento artistico. Ma la fortuna gli sorride quando scopre di essere il sosia di un attore hollywoodiano emergente, il volto nuovo del cinema mondiale, il grande Lando Krol. Metello inizia così una carriera come sosia di Lando Krol: ospitate televisive, una parte in una fiction, incontri con le sosia ufficiali di Rihanna ed Emma Stone. Fino a un’imprevista svolta del destino.

Né un noir, né un giallo, “Anche il fuoco ha paura di me” è un confessionale, un lungo monologo che spiega i motivi di un dato gesto, che porta il lettore, tessera dopo tessera, a comporre il puzzle della mente del protagonista. Non ci sono assassini da scoprire, si sa già chi punterà l’arma, non c’è però ancora nessuna arma fumante, non c’è ancora un morto. C’è solo Theo, un uomo di cui non sapremo l’identità fino alla fine, e un racconto, una storia di una vita, una prima persona partecipata, autocritica, machiavellica quanto cervellotica, che riesce a dare una assoluta spiegazione plausibile (per quanto possibile) al gesto che sta per compiere.

Morozzi ci tiene incollati alle pagine dalla prima riga fino all’ultima, ci rende complici di Metello e suoi cospiratori, ma ci porta anche alla riflessione sulla società contemporanea, sui divi e i miti del momento e sulla loro effimerità.

«Lui è una faccia. Vogliono vedere dal vivo la faccia che hanno visto in televisione. Se passasse Terrence Malick dal centro di Ferrara, se Murakami venisse a visitare il castello, non li fermerebbe per strada nessuno. Loro non sono delle facce. Nicola del Grande Fratello, sì»

Siamo un società di falsi miti e falsi eroi, che non guardano al talento, ma contano il numero di ospitate televisive o sulle copertine delle riviste. Più ci sei, più sei famoso. E’ la società del consumismo che consuma la sua vittima sacrificale fino al midollo, la spolpa, per poi passare alla prossima, scordandosi in un battito di ciglia di quella precedente. Questo sottotesto nel libro di Morozzi è essenziale per spiegare il gesto del protagonista, per portare Metello a legare una persona ad una sedia e prepararlo alla morte.

“Anche il fuoco ha paura di me” è una di quelle opere brevi, come si facevano una volta, ma che lasciano il segno e ci raccontano, di nascosto, un po’ di noi e della nostra società. Imperdibile.

Sara Prian

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