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Allarme biologico in Sudan: militari prendono possesso di un laboratorio che custodisce agenti patogeni

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha denunciato che un gruppo di belligeranti ha occupato un laboratorio nella capitale Khartoum che custodisce agenti patogeni micidiali come il colera, il morbillo e la poliomelite che se sfuggissero di mano potrebbero causare danni catastrofici.

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La guerra in corso fra l’esercito sudanese di cui è capo il presidente di fatto del Sudan, il generale Abdel Fattah al-Burhan, e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, detto ‘Hemedti’, minaccia di estendersi alle regioni attigue.

La notizia di oggi è un allarme biologico scattato in Sudan, dove militari sono entrati ed hanno messo le mani su tutti gli ambienti di un laboratorio di agenti patogeni. Mentre la regione è in preda al caos arriva ora l’allarme per una situazione è estremamente critica con il rischio di una catastrofe sanitaria molto alto.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti denunciato che un gruppo di belligeranti, non si sa di quale delle due parti in conflitto, ha preso possesso di un laboratorio a Khartoum che custodiva agenti patogeni micidiali come il colera, il morbillo e la poliomelite. Se questi agenti patogeni dovessero finire nelle mani sbagliate, viene letteralmente dichiarato: “Potrebbero causare danni catastrofici”. La situazione è definita come estremamente pericolosa.

A ciò si aggiunge la carenza di cibo, acqua, medicinali e carburante, che sta diventando estremamente acuta, specialmente nella capitale Khartoum, dopo 10 giorni di combattimenti. L’Ufficio umanitario delle Nazioni Unite (Ocha) segnala che la popolazione sta vivendo in condizioni disumane e che la situazione sta diventando sempre più critica.

Intanto l’esodo degli stranieri sta continuando grazie alle 72 ore di tregua mediate da Washington e Riad. Oltre 1.000 europei hanno lasciato il Paese nelle ultime ore, da ultimi francesi e britannici che hanno messo in campo anche due navi per facilitare l’esodo, oramai ritenuto «indifferibile». La situazione è così critica che la stessa Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) prevede che 270.000 persone potrebbero fuggire verso il Ciad e il Sud Sudan.

Sul fronte militare, la tregua tiene, ma i paramilitari delle Forze di supporto rapido accusano l’esercito di aver violato il cessate il fuoco «continuando ad attaccare Khartoum con gli aerei». A Omdurman, a Nord della capitale, un colpo di artiglieria è finito su un ospedale causando feriti e costringendo all’evacuazione dei pazienti. A Port Sudan l’esercito denuncia il tentativo dei miliziani Rsf di «assaltare le prigioni».

La popolazione civile è terrorizzata, le strade sono presidiate da ragazzini armati e non c’è accesso a nessun tipo di sostegno umanitario. La BBC ha documentato la drammatica situazione nella Capitale, con il suo corrispondente costretto a bere l’acqua dal Nilo perché manca tutto. I prezzi sono alle stelle, dai generi di prima necessità fino ai biglietti per un autobus diretto verso l’Egitto, che ora costano centinaia di dollari.

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