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ALBERTO BEVILACQUA | Un giallo il ricovero

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A dare il via al 'caso' è la compagna di Alberto Bevilacqua, Michela Macaluso, una donna alla quale la legge non riconosce diritti nonostante sia vicino allo scrittore negli ultimi dieci anni. Anche ieri era a «Villa Mafalda», come sempre, e dopo un incontro con i medici della clinica è scattata la denuncia.
«Quello che conta è solo la salute di Alberto», spiega.
Nel pomeriggio arriva la versione ufficiale di Villa Mafalda: «Il dottor Bevilacqua è cosciente e ha espressamente detto di non voler cambiareclinica. Siamo stati in sintonia sia con la sorella che con la signora Macaluso. Martedì è stato mandato anche un suo consulente che ha definito congrua la terapia in atto. Ieri qui da noi sono arrivati i Nas. La situazione è grave, ma lui è lucido e cosciente».
Alberto Bevilacqua si trova in uno stato di salute ormai senza coscienza, è ricoverato nell'unità  di Terapia intensiva della clinica privata. La compagna, Michela Macaluso, vorrebbe un trasferimento in reparti forse più attrezzati di una struttura pubblica. Ma il volere della donna, per legge, non conta: «Non ho diritti, sono solo la sua compagna, non sua moglie. Desidero solo salvarlo e stargli accanto, non mi interessa altro».
Le indagini della Procura, subito avviate dopo l'esposto presentato dalla donna, hanno portato a Villa Mafalda i carabinieri del Nas.
I militari, coordinati dal capitano Marco Datti, si sono occupati subito di accertare il comportamento dei medici che hanno in cura lo scrittore.
Michela Macaluso ha sentito di dover agire in qualche modo, dopo aver assistito al peggioramento delle condizioni di salute di Bevilacqua, in una clinica privata dalla retta onerosa (640 mila euro per tre mesi di degenza, secondo la stampa), così ha presentato esposto.

Mario Nascimbeni
[redazione@lavocedivenezia.it]

Riproduzione Vietata
[27/01/2013]


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