Il 6 dicembre (ore 20.00) e il 7 dicembre (ore 16.45) IMG Cinemas Candiani di Mestre presenta Robinù, il docu-film di Michele Santoro sui baby boss della Camorra, tra le maggiori sorprese all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
E prima della proiezione del 6 dicembre, alle 19.30 Michele Santoro sarà in collegamento live da Napoli per introdurre il film.
Il viaggio giornalistico di Michele Santoro svela la criminalità dei baby-boss, chiamati ora barbudos ora paranza dei bambini.
Non c’è nessuna mediazione in Robinù: parlare sono i napoletani di alcuni dei quartieri più poveri e con il maggiore tasso di criminalità e di presenza camorristica. In particolare sono i baby criminali a esporsi in primo piano, raccontando il loro passato – che da adolescenti o poco più è già intenso come quello di una vita intera – o la naturale successione di eventi che li ha portati a impugnare la prima volta una pistola – all’età in cui la pubertà è appena arrivata -, a costruirsi un codice d’onore naturale per il quartiere, o la famiglia in cui sono cresciuti, ma con pochissimo a che fare con concetti come la legalità. Spesso vengono da contesti disagiati, cresciuti da uno solo dei genitori (quando sono fortunati), privi di figure di riferimento se non gli amici di strada, in qualche caso di qualche anno più grandi, e già “arruolati”, che diventano mentori.
Storie vere e facce vere, come quella del giovane infatuato del mitra, u kalà: “Con quello in mano non hai paura di niente, tiene 33 botte, è come camminare blindato”. Una scrollata di spalle: “È bellissimo, è come avere una macchina a benzina invece che a diesel. È come abbracciare Belén”.
O come Emanuele, il Robinù del titolo, che gestiva la sua zona con rigore, ma proteggendo i suoi giovani adepti, fino al punto di rimproverarli duramente se li vedeva seguire le sue orme. “Non dovete fare quello che faccio io”, diceva. Frasi che racchiudono l’intero orizzonte di quella malavita: armi, donne e motori.
30/11/2016