Come in una corrida: ragazzi sfidano il tram di Mestre saltando e scavalcando le rotaie proprio mentre è in arrivo. Lo scherniscono, lo toccano, lo accarezzano quando rallenta, come fosse un toro impazzito, sprezzanti del pericolo, trascurando che stanno rischiando la vita.
Protagonisti sembrano essere due giovani del luogo, che si puntano davanti al tram e dalle rotaie sembrano far capire che vogliono essere investiti dal mezzo rosso manovrato da un conducente terrorizzato, che teme il peggio.
Il fatto avviene qualche sera fa nel tratto Favaro – Carpenedo diretto a Mestre, all’altezza di via Monte Cervino. L’autista informa subito il 113, non può certo stare a guardare, capisce che i ragazzi sono alterati, si spingono a vicenda e per ciliegina sulla torta gettano contro il tram una sacco pieno d’acqua.
Poi salgono su un altro tram che va nella direzione opposta e per finire degnamente la serata disturbano e turbano i passeggeri con il loro modo di fare sconsiderato. Scendono in fretta e furia alla fermata di via Pasqualigo e da quel momento sono spariti. Nulla di fatto per le volanti della polizia che sono giunte in soccorso e che non hanno potuto che constatare l’evidenza: dei ragazzi, nessuna traccia.
Già in passato il tram è stato protagonista involontario delle bravate di ragazzi in vena di scherzi pesanti dettati dalla loro incoscienza e irresponsabilità di difficile lettura. Spesso sono giovanissimi e il loro giocare a morire (o far morire gli altri) sembra essere una valida alternativa perfino allo smartphone.
La città ancora ricorda i blocchi di cemento di qualche mese fa, posti di sera sulle rotaie di quel tram che sembra preso di mira dalle generazioni più giovani. Così o all’incirca anche in Viale San Marco e a Marghera nell’inventario degli ultimi tempi.
Qualche volta quei ragazzi sono stati identificati e denunciati dalla polizia municipale e sono stati sentiti dal Tribunale dei minorenni.
Ci si attende una spiegazione, un perché che possa aiutare a comprendere i motivi di tanta spregiudicatezza e come sempre ci si rivolge alla famiglia, alla scuola, agli amici, alla tecnologia, perché questo “ardire” è stridente, rischia davvero di far male e ora ci si chiede se poteva essere evitato.