L’autopsia su un neonato morto nel grembo della madre a gravidanza a termine, l’avvio di una indagine che il Pubblico ministero Stefano Buccini ha messo nelle mani del medico legale Antonello Cirnelli e l’attuazione della prassi che ha iscritto sul verbale dei fatti tutti i medici e il personale che hanno seguito la madre nel corso dei nove mesi e nel momento del parto. Anche l’Usl 14 ha avviato un’inchiesta interna.
Ecco lo strascico doloroso dei fatti avvenuti il 31 agosto a Chioggia, dopo la tragedia vissuta dai genitori di quel bambino che non ce l’ha fatta a nascere. La causa della morte è stata attribuita dai sanitari ad un nodo nel cordone ombelicale, inaspettato e non visibile con l’ecografia, che ha impedito il regolare flusso del sangue che congiunge la placenta al feto.
Un fulmine a ciel sereno per i genitori, dato che la madre aveva trascorso una gravidanza serena, supportata da visite ed esami che sempre avevano riscontrato la buona crescita del feto e la buona salute della madre.
Da qui l’ipotesi dei medici che quel nodo possa essersi formato all’inizio della gravidanza e si sia poi stretto alla fine. Quei medici “provati” anche loro dal dispiacere insieme ad infermieri e ostetrici, dalla brutalità di quanto successo proprio all’ultimo momento, si sono prodigati in tutti i sensi per evitare quel che poi si chiamerà epilogo.
Si sono accorti della gravità della situazione, quando il monitoraggio pre parto ha evidenziato la sofferenza, hanno tentato un cesareo in extremis, purtroppo inutilmente. Hanno poi ammesso, per voce del primario di Ostetricia “che quella patologia non dà scampo e che è impossibile prevenirla”.
La famiglia pur afflitta, si è affidata all’avvocato Giuseppe Pavan, per capire come sia potuto accadere un fatto così tremendo: l’autopsia ha riscontrato in effetti “quel nodo” impronunciabile e ora si attende l’esito di altri esami.
Per i genitori non è semplice rassegnarsi a quel lutto, erano tanto felici durante l’attesa di quel bimbo desiderato. Vogliono solo capire, non accusare, conferma il loro avvocato. Certo, nessuno potrà restituire a mamma e papà il loro bambino, ma davanti ad una tragedia così grande si sentono in diritto di sapere, di accertarsi che davvero nulla si sarebbe potuto fare per riconoscerla in tempo, per poi evitarla.
Andreina Corso | 07/09/2016 | (Photo: archive) | [cod ospechio]