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Voce del Verbo di oggi: Diminuire. 3a coniugazione, Modo infinito

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martedì 5 sciopero scuola

Verbo amletico che si inserisce fra il troppo e l’esagerato, non senza una qualsivoglia saggezza che la sua pronuncia induce.
Quando si ha troppo, si mangia troppo, si lavora troppo, diminuire diventa medicamento e il più delle volte avvia al ridimensionamento, ad un cambiamento, ad una guarigione.
Non è colpa della coniugazione, non è colpa del Verbo se Diminuire diventa sgradevole quando tocca corde delicate, e risulta insopportabile quando toglie a chi poco possiede e di tutto ha bisogno.
I tagli effettivi e ventilati al cosiddetto settore Sociale sono un’offesa indelebile sul piano dei diritti civili ed umani.
E lo sono anche nei confronti di una città che ha sempre trattato con molto riguardo e professionalità la sua dimensione sociale.

In questi giorni si respira una grande preoccupazione fra i lavoratori dei servizi, fra gli operatori che ogni giorno cercano di alleviare sofferenze alle persone più deboli e meno protette. E nello stesso tempo offrono opportunità ed occasioni per valorizzare la parte vitale delle persone. Chi conosce a fondo i problemi legati alla qualità della vita dei disabili, degli anziani, delle persone di ogni età in difficoltà, respira i timori e lo smarrimento di quella che viene chiamata utenza che nulla può fare per rivendicare un diritto, che è costretta ad assistere e sopportare le conseguenze di distanti scelte economiche.

Una parola, utenza, figlia di definizioni tecniche (così come azienda vien chiamata la scuola) e che rappresenta un mondo di uomini, donne e bambini che contano sull’aiuto istituzionale, sulla riabilitazione fisica ed emotiva, che partecipano alle loro storie di vita sapendo che c’è qualcuno che a loro pensa nel presente e nel domani in progetti sempre più orientati alla valorizzazione e all’autonomia della persona.

In altri tempi l’indignazione avrebbe riempito le piazze e un qualche grido di dolore e di denuncia avrebbe provocato un qualsivoglia rimedio. Ma erano altri momenti, appunto, anche se forse non tutto è perduto e chi ha fiato e gambe in piazza ci andrà con quanti credono di dover difendere un diritto, di essere accanto ai più dimenticati per sognare una città accogliente e vivibile. E per sentirsi bene sapendo di aver fatto la cosa giusta.

Andreina Corso

13/05/2015

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