[08/03] Il bassorilievo di rio terà del Barba Frutarol in Cannaregio può essere considerato un emblema della sorte che minaccia Venezia e dell’inadeguatezza delle strutture deputate a difenderla. Questo manufatto mostra l’incremento di rapidità con cui la solfatazione sta agendo, ed è solo una delle innumerevoli opere d’arte veneziane in simili condizioni.
Il documento sul problema è stato realizzato dal “Comitato di Salute Pubblica a Venezia”.
Si osservi in particolare la velocità con cui la solfatazione aggredisce la componente calcitica, che essendo cristallina, cioè a base di carbonato di Calcio allo stato puro, viene decodificata con grande rapidità dallo Zolfo.
Dov’è l’Assessorato al Decoro? Ha ancora senso spendere carriole di euro per mantenere una struttura comunale che mette le catenelle di plastica che si usano nei cantieri a difesa del decoro fuori della Basilica di San Marco?
Nella prima foto in bianco e nero del bassorilievo trecentesco di San Pietro, collocato a fianco della chiesa di San Trovaso a Dorsoduro, si vede come l’opera sia rimasta intatta per sei secoli fino al 1925.
La sovrintendenza ha fotografato questo manufatto anche nel 2000, e in quella foto sono visibili i primi segni di una grave solfatazione (chiazze bianche nella parte inferiore del saio e sul piede). Cinque anni dopo le chiazze si sono allargate e approfondite, mentre ne compaiono di nuove vicino alle chiavi e sul lembo superiore del saio.
Quello che la foto non può mostrare, è lo stato generale della pietra e la profondità delle ferite. Di fatto, tutta la parte inferiore del bassorilievo non è altro che una crosta in avanzato stato di distacco. Se l’opera non fosse riparata dal vento e dalla pioggia battente in quanto collocata in una nicchia protetta da una fitta grata di ferro, la parte inferiore sarebbe nelle stesse condizioni del bassorilievo di rio terà Barba Frutarol.
Vittorio Baroni – Venezia