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Venezia in pericolo: l’allarme degli scienziati

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Gli esperti del clima sono in stato di allerta per il destino di Venezia, affermando che il tempo stringe e che nessun segnale può essere trascurato se si vuole preservare la città lagunare. L’Istituto Veneto delle Scienze, delle Arti e delle Lettere ha consultato scienziati altamente qualificati che hanno già confermato che i segnali di un cambiamento climatico sono evidenti, e le conseguenze, se non affrontate, saranno devastanti.

Le proiezioni allarmanti provenienti dall’Ipcc Change (Intergovernmental Panel on Climate) indicano che il livello del mare potrebbe aumentare di quaranta centimetri entro cinquant’anni. Questo fenomeno è attribuibile principalmente al riscaldamento globale, causato dalla dilatazione termica dell’acqua e dalla fusione dei ghiacci sulle piattaforme continentali della Groenlandia e dell’Antartide.

Le attività antropiche, come il 75% delle combustioni fossili e il 25% derivante dalla deforestazione, agricoltura non sostenibile e cementificazione, hanno portato a un aumento del 75% dei gas serra in atmosfera, alimentando ulteriormente il problema. Il direttore dell’Istituto veneto, Andrea Rinaldi, insieme al professor Luigi D’Alpaos, sottolinea la necessità di agire contro il tempo.

Venezia in pericolo anche per tutte le forze ambientaliste, tra cui National Geographic, le quali stanno unendo i loro sforzi per affrontare i danni climatici, mentre il rapporto fragile tra Venezia e la sua laguna rischia di compromettersi a causa delle attività umane. La città, costruita su un substrato di detriti fluviali non consolidato, è già soggetta a uno sprofondamento progressivo del terreno, che si aggiunge ai rischi dell’innalzamento del livello del mare.

Gli scienziati stanno studiando il caso-Venezia come un laboratorio a cielo aperto per comprendere meglio gli effetti dei cambiamenti climatici e sviluppare soluzioni innovative per salvare la città e altre comunità costiere. Il MOSE, la più monumentale opera d’ingegneria idraulica mai costruita, è stata un passo importante nella protezione di Venezia, ma gli esperti avvertono che il problema richiede soluzioni a lungo termine.

Antonello Pasini del Consiglio Nazionale delle Ricerche sull’inquinamento sottolinea che l’anidride carbonica permane nell’atmosfera per decenni e secoli, contribuendo al riscaldamento degli oceani. La circolazione equatoriale tropicale si è così amplificata verso nord, portando a un aumento delle mareggiate che minacciano la laguna di Venezia.

Le sfide future includono la gestione del MOSE, che comunque avrà una durata limitata nel tempo, e la necessità di trovare soluzioni sostenibili per preservare la laguna e, di conseguenza, la città. Gli esperti avvertono che, nonostante il progresso, la lotta contro i cambiamenti climatici è tuttora in corso ed è di urgente natura.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Ah, Venezia, la città d’acqua, dove i canali sono come le arterie di un gigante che tossisce. **L’inquinamento** a Venezia è come un abito su misura: ti avvolge, ti stringe e ti fa sentire parte di qualcosa di molto poco salutare. Ma non temere, caro lettore, perché abbiamo una soluzione rivoluzionaria: **le gondole a idrogeno**!

    Immagina: anziché i vaporetti diesel che sputano tonnellate di carbonio nelle acque veneziane, avremmo graziose gondole che emettono solo **vapore acqueo**. Sì, hai capito bene! L’unico inquinamento sarebbe quello di qualche turista che ha mangiato troppi cicchetti al pesce e ora sta cercando disperatamente un bagno.

    Ma aspetta, c’è un piccolo problema: queste gondole a idrogeno non sono ancora pronte per solcare le acque di Venezia. Sembra che l’idrogeno abbia avuto la stessa sorte di un aspirante cantante a X Factor: **promettente ma mai del tutto apprezzato**. Eppure, c’è speranza! Dicono che il costo di produrre idrogeno verde (quello fatto con energia rinnovabile) stia finalmente scendendo. Quindi, un giorno, potremmo vedere gondolieri che cantano a squarciagola mentre guidano gondole alimentate da pannelli solari nel deserto del Sahara. **Un sogno romantico**, non trovi?

    E poi c’è il nostro eroe, il “Doc” Fabio Mozzato, che ha lanciato l’allarme anni fa. Ha detto: “Le rilevazioni su Rio Novo, eseguite consecutivamente per circa 9 mesi, conducono a stimare che la stazione di misura caratteristica delle emissioni da traffico di natanti possa presentare livelli di concentrazione di NO2 nettamente superiori, sia nei valori medi giornalieri che nei valori orari.” In altre parole, **Venezia è come un polmone asmatico che ha fumato troppi cicchetti**.

    Quindi, cari veneziani, non abbiate paura di respirare profondamente. L’inquinamento è solo un piccolo prezzo da pagare per vivere in una città così unica. E ricordate: quando il livello di Pm10 sale, basta indossare una maschera antigas e continuare a godervi la vista dei gabbiani che si tuffano nei canali.

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