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Venezia, arrivato barcone migranti naufragato: è arte della Biennale

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Venezia, arrivato barcone migranti naufragato: è arte della Biennale
Venezia si sta riempiendo di installazioni d’arte per la Biennale e, tra le tante, una rappresenta un naufragio di migranti.
Il barcone naufragato in cui morirono 700 persone è arrivato dalla Sicilia oggi.

Oggi pomeriggio, al porto di Venezia, è infatti giunto il relitto del grande barcone azzurro simbolo delle tragedie dell’immigrazione.

Si tratta di un peschereccio libico che il 18 aprile 2015 affondò nel Canale di Sicilia, con 700
migranti a bordo.

Il barcone ora diventerà un’istallazione artistica, nell’ambito della 58/A Biennale d’arte.

‘Barca Nostra’, così l’ha ribattezzata Christoph Büchel, ideatore del progetto, era partita tre giorni fa – riferisce ‘La Repubblica’ – dal pontile Nato della Marina militare ad Augusta.

La navigazione, a bordo di una piccola nave, si è conclusa oggi a Venezia.

Il relitto verrà ora trasbordato su una chiatta, attraverserà il canale della Giudecca e arriverà all’Arsenale, dove in tarda serata, con il livello di marea più favorevole, verrà collocato in uno dei bacini della ex fabbrica di navi della Serenissima, dove rimarrà per tutta la durata della Mostra d’arte internazionale.

(foto di repertorio)

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6 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Mi arrendo, signor Andrea, non mi piace questo dialogo, del resto siamo in democrazia e giustamente ognuno la pensa come vuole, come può, come è per quel che è. Mi sfugge il senso di un dialogo ostile nato da quel ‘pagliaccio infame’ rivolto dal signor Alessandro all’artista islandese. Comunque grazie, tutto insegna e chiudo qui con i miei sogni oscuri.
    Saluto lei e il signor Alessandro.

  2. Signora Corso,
    Io non ho insultato nessuno. Dove sono gli insulti sulla mia risposta? Vede purtroppo e’ sempre piu’ frequente, e le sue affermazioni ne sono un esempio, che quando una persona ne mette alle strette un’altra, l’unica risposta sia di evocare l’ombra dell’insulto o della provocazione.
    Citare Leopardi ha senso solo nel protagonista Islandese ma per il resto parla di tutt’altra cosa rispetto a ciò di cui ho parlato io.
    Lei purtroppo confonde la forma d’arte. Cosa è arte in questo caso? La barca? L’idea dei migranti morti?
    Ma lei lo sa chi ha spinto quei migranti all’interno della barca che è affondata?
    Sono le stesse persone che fondano le ONG. Sono le stesse persone che fondano i gruppi ribelli o i pseudo-combattenti dell’isis. Sono le stesse persone che danno soldi a questi migranti per venire ad invadere l’Europa. (Soros in primis). Ci sono le testimonianze video e le interviste che accertano queste mie parole.
    Noi siamo tra gli unici popoli che aiutiamo questi poveri disperati solo perché siamo mossi dalla nostra coscienza e carità cristiana. Visto che siamo in vena di citazioni la ricorda questa: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Dove sono le altre comunita’ religiose? Cosa fanno le comunita’ ebraica, mussulmana, induista buddista etc. etc. a questo proposito?
    Io non manipolo niente dico solo la verità, ma purtroppo la verita’ e’ scomoda da accettare.
    È anzi lei che cerca di manipolare l’idea di arte giustificando un’istallazione che con l’arte non centra assolutamente niente. La sofferenza entra nella nostra carne in diverse forme e non sta certo a lei di porsi come giudice o guida che ci spieghi cosa sia il dolore o come lo dobbiamo accettare.
    Il barcone è solo una tragedia umana e non va minimamente toccata con altre interpretazioni. Ci vuole rispetto per i morti e l’idea di esporre una bara del mare in una Biennale d’arte è solo una mancanza di inventiva artistica, mancanza di rispetto per i veri artisti che con sacrifici seguono i loro sogni, mancanza di rispetto a tutti coloro che lottano ogni giorno per sopravvivere da malattie terminali e che non vogliono farsi pubblicità ma che vivono con umiltà la propria condizione.
    Becera pubblicita’ e uso improprio del dolore altrui per i propri fini.
    Non confondiamo arte con tragedie umane.
    Nella vita bisogna decidere se prendere la pillola blu o quella rossa. Ovviamente lei ha deciso di prendere la blu.

  3. Quale forma d’arte, signor Andrea? Quella che riguarda la nostra e altrui umanità.
    Non c’è bisogno di sensibilizzare perché la situazione dei migranti è sotto gli occhi di tutti? Dice bene, sotto, non dentro, proprio sotto. E ben poco dentro i cuori.
    Perché un islandese. . . la rimando a Leopardi al suo dialogo con un islandese: “La Natura interroga l’Islandese sulle ragioni della sua fuga. La spiegazione dell’uomo è un lungo monologo in cui egli ripercorre le sue concezioni sulla condizione umana: un’articolata riflessione che lo porta a comprendere l’ineliminabile infelicità dell’esistenza. Inizialmente ritiene che la sofferenza nasca dai rapporti umani, spesso violenti. Ma il dolore può nascere anche dall’esterno, quindi inizia a credere che l’individuo soffra perché valica i limiti assegnati dalla Natura”. Sorvolo sull’indelicatezza del suo manipolare la parola e certamente quello che posso fare lo faccio. E quando dico posso dico anche che non sono abituata ad esibire comportamenti che a lei certamente sfuggono. Quel radical… comunisti… troppo ovvi per uno storico dell’arte.Invece mi ha fatto piacere leggere che tutti i morti sono uguali, perché anche da vivi siamo tutti esseri umani. Ribadisco, da umile insegnate e scrittrice, che una barca che fa testimonianza dei delitti perpetrati dall’uomo ai suoi simili, è arte pura. Lo è per la portata di una consapevolezza sommersa, lo è per rimuovere l’ignavia, lo è perché anch’io mi sento dentro quel barcone e se non avessi ormai superato i settant’anni e ne avessi la forza e la salute, in Africa ci andrei. La invito a stare attento quando provoca e insulta le persone, non è civile, ma antropologicamente scorretto.

  4. Ma che opera d’arte sarebbe un barcone dove sono deceduti molti migranti?
    Ma di che forma d’arte stiamo parlando.
    Non c’e’ bisogno di sensibilizzare nessuno visto che la situazione dei migranti è ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Purtroppo oramai definiamo arte ogni sorta di espressione molto poco creativa. Si usano soggetti che fanno tendenza e che non hanno nulla a che vedere con l’arte.
    Ma perché un’artista Islandese deve mobilitare la comune coscienza?
    Hanno gli immigrati clandestini in Islanda? Li c’e’ tanto posto e poca gente che vi abita.
    Basta fare retorica da quattro soldi e continuamente censurare le altrui opinioni se non sono uguali a quelle dei pseudo-comunisti e radical chic.
    Cara signora Corso, lei come tutte le persone che probabilmente hanno piu’ di una casa o piu’ di una stanza libera a disposizione, dovreste essere le prime ad accogliere i migranti irregolari che circolano per Venezia e provincia. Ma purtroppo le vostre risposte a queste domande sono sempre elusive e avete sempre una scusa pronta per non ospitare e pretendete che sia lo Stato ad occuparsene.
    Io sono Storico dell’arte e archeologo, e le posso assicurare che cio’ che viene presentato alle varie Biennali o mostre d’arte conteporanea non è altro che un’accozzaglia di inutile ciarpame che viene usato come scusa per promuovere satanismo e deridere la cultura e la religione cristiana. Il mercato dell’arte Contemporanea è solamente una scusa per riciclare denaro.
    Ha ragione Tamborini.
    I morti non hanno nazione. I morti sono tutti importanti anche quelli che non si trovano nelle pagine dei rotocalchi, però ovviamente nessuno se li ricorda. Ma cosa avrebbero detto i grandi opinionisti ed intellettuali se per puro caso avessero esposto all’Arsenale di Venezia una nave di civili Italiani affondata nel Mediterraneo dopo El Alamein?
    Visto che a questo mondo dobbiamo starci tutti (cito) perché non va lei signora Corso a vivere in Africa da dove vengono tutti questi immigrati clandestini? Non sono profughi perché non sono stati reputati tali dalle Nazioni Unite.

  5. Scusi, Alessandro, non ho capito dove sta l’infamia. Quando l’arte accoglie un problema epocale come quello dell’immigrazione e lo offre agli occhi di quanti lo vorranno vedere, per pensare, per capire, approvare o disapprovare, scusi, l’infamia dov’è? L’arte ha il dovere di sensibilizzare, dare conoscenza e dignità a quei problemi sociali che affliggono il mondo. Quel barcone è un atto intelligente e da solo, senza nuocere nessuno, informa i distratti, gli ignavi, gli indifferenti che i profughi hanno bisogno di aiuto e che a questo mondo dobbiamo starci tutti. Sappiamo che lo zoccolo duro di quelli che respingono i disperati sono tanti e ben forniti dalla complicità governativa, quindi, perché tanta indignazione per un semplice barcone, opera vivente alla Biennale?
    E perché io e lei ci troviamo sempre a litigare? In ogni caso, cordiali saluti

  6. E’ sempre lo stesso pseudo artista che arriva dall’Islanda a rompere ai veneziani e che dovrebbe stare molto attento visto che all’ultima biennale E’ STATO DENUNCIATO e il suo padiglione gli è stato chiuso per gli illeciti prodotti e per aver aperto di fatto una moschea abusiva all’interno dell’abbazia della Misericordia. Pagliaccio infame che viene a VENEZIA a vilipendiarla e a infrangere le Leggi ! http://www.ilgiornale.it/news/cronache/chiesa-diventata-moschea-prof-sporge-denuncia-abusiva-chiude-1127159.html

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