Un’altra anziana raggirata e derubata dalla persona alla quale si era affidata delegandole “i suoi averi”, certa di essere al sicuro.
L’impiegata che avrebbe dovuto tutelare i suoi interessi, lavora alla filiale di Corso del Popolo della Banca Unicredit di Rovigo, e ora è certo che ha tratto in inganno l’anziana signora, conoscendo alla perfezione le cifre del suo consistente conto depositato.
Non si conoscono i mezzi persuasivi usati dalla bancaria, attraverso i quali l’ignara cliente ha sentito di potersi fidare di quella donna che le dimostrava amicizia, che le proponeva sempre il suo spontaneo aiuto. Si dice, ora, che l’anziana era una donna fragile, con qualche problema di demenza senile e che questa condizione la rendesse indifesa, vulnerabile e influenzabile.
La signora è mancata l’anno scorso, a 88 anni, e a quel punto emerge che l’impiegata dell’Unicredit, è stata nominata erede universale di tutto il patrimonio dell’anziana ingannata.
Grazie ad un esposto dei familiari, le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia tributaria di Rovigo provvedono immediatamente ad un sequestro dei beni della donna, consistente nel complesso in 600 mila euro e questo atto ha interrotto le modalità giuridiche che avrebbero permesso la convalida dell’eredità.
Per tanti anni l’inganno ha funzionato, la carta di credito era nelle sue mani, prelevava soldi a suo piacere e nel momento in cui, nell’ultimo periodo della sua vita, l’anziana viveva in una casa di riposo, ha ulteriormente abusato della sua debolezza e l’ha indotta a firmare un testamento che la designava erede unica di tutto l’ingente patrimonio.
Ora in banca non ci lavora più, è a casa e non riceverà stipendio.
Essere indagati per circonvenzione di incapace è davvero ignobile, la donna dovrà rispondere penalmente e rischia da tre a sei anni di reclusione.
Le indagini condotte da Sabrina Duò, pubblico ministero di Rovigo, si stanno concludendo e la brutta storia verrà letta in tutti i suoi risvolti: sembrano essere state tante le testimonianze di chi sospettava, sapeva, aveva visto e sentito, dei medici che avevano in cura l’anziana, delle badanti che le sono state accanto, di un mondo, compreso la banca stessa dalla quale via bancomat la dipendente Unicredit ha prelevato indisturbata 32.000 euro.
A fronte delle continue violazioni sulla vita anziana e sui soggetti più deboli, è stato depositato in parlamento un disegno di legge dalla senatrice Emanuela Munerato, che chiede l’introduzione nel codice penale di una norma specifica che punisca chi approfitta della debolezza delle persone anziane.
Eppure basterebbe far rispettare la Costituzione e le norme elementari di civiltà, se proprio non si riesce a declinare la parola rispetto e neppure l’altra, pietà.
Andreina Corso
Gentile Andrea, ha senz’altro ragione a riprenderci e le assicuro che noi tutti facciamo il possibile per migliorare. Recentemente una maestra ha inviato un rimprovero al sottoscritto perché aveva trovato in un articolo “perchè” al posto di “perché”, ed ha fatto bene in quanto lei usava spesso articoli di giornale con gli alunni in classe e non è sostenibile sottoporre cose sbagliate a chi deve imparare.
Vorrei solo evidenziare, come attenuante, che l’uso della lingua (non la sintassi della stessa) è profondamente cambiato negli ultimi anni allargando le maglie delle forme accettate. Contaminazioni e forme contratte mutuate da dialetti o altre lingue rendono il nostro lessico vivo e in continua evoluzione. A volte forme “non classiche” vengono usate come licenze letterali per andare incontro ad espressioni del linguaggio comune odierno.
Tra l’altro, i grandi giornali stessi, come avrà visto, non sono immuni da “errori”.
Purtroppo non esistono più i correttori di bozze, figure inghiottite da riorganizzazioni per efficientamenti (altra parola che non esisteva fino a poco tempo fa ed ora si trova molto spesso un po’ ovunque negli ambienti aziendali) e progresso tecnologico che simula tale lavoro con correttori testuali imperfetti.
Per ultimo vorrei evidenziare uno dei punti più difficoltosi per un giornalista: dover consegnare un testo entro un certo tempo, entro una certa ora. Esigenza che molto spesso impedisce l’adeguata attenta rilettura dovendola convertire ad un’ “occhiata veloce”.
Per tutti questi motivi assolviamo la nostra Andreina che può essere dipinta in molte forme, ma non in quella di persona illetterata.
La saluto cordialmente confermandole che gradiamo essere corretti, perché correggendosi si cresce.
Paolo Pradolin
Signora Corso,
Lei sarà anche insegnante, poetessa e scrittrice ma mostra di non conoscere le più elementari norme in materia di puntuazione. La informo quindi che:
1) tra soggetto e predicato NON si interpone la virgola;
2) due proposizioni principali possono essere separate da una congiunzione oppure da un segno “forte” (punto, punto e virgola, due punti), ma NON da una virgola;
3) nella frase “in banca non ci lavora più” il pronome locativo “ci” è ridondante, poiché sarebbe come dire “in banca non lavora più in banca”.
Mi permetta infine di aggiungere che la punteggiatura non è una pura convenzione; essa si fonda sulla logica e ha funzioni ben precise, sia sul piano semantico, sia su quello estetico-formale.
Cordiali saluti