I Tweet diventano oggetto per una causa e si può finire in tribunale. Lo sa bene il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che è stato citato in giudizio per il reato di “ingiuria” dal vice procuratore onorario Laura Nicolini dopo la querela sporta dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril contro il parlamentare di Forza Italia per conto di Riccardo Puglisi, ricercatore di Economia alla facoltà di Scienze Politiche di Pavia e oggi nella direzione nazionale di «Italia Unica».
Il tutto accadde il 25 agosto di due anni fa quando un giornale online pubblica il tweet con il seguente titolo «Trattativa Stato-mafia: il ministro Conso del governo Amato alleggerì il 41 bis per 334 boss». A questo Gasparri rispose «Ciampi e Scalfaro colpevoli della resa alla mafia. Un utente allora difese Ciampi taggando pure Puglisi che legge la risposta di Gasparri: «Quella di Ciampi è una parte sbagliata, affondò la lira e si arrese alla mafia».
Puglisi, domanda via tweet dove poter trovare le critiche di Gasparri in maniera più estesa e poi ironizza su quando, nel 1996, il politico aveva criticato la presunta matrice di cultura comunista est europea del premier Prodi.
Così Gasparri decise di mandare un messaggio privato su Twitter «Ignorante presuntuoso fai vomitare», Puglisi lo rende pubblico e Gasparri rincara la dose «Si ricordi che ha scritto il falso ed è stato querelato». Cosa che poi non accadde anzi lo stesso politico si era scusato per i toni utilizzati.
Redazione
26/05/2015
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