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Toto Cutugno è stato l’autore di alcune ballate diventate “inni d’Italia”

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Toto Cutugno resterà nella storia della musica per aver scritto alcune ballate che sono diventate “inni d’Italia”. Tutto il mondo della musica piange la sua scomparsa. Salvatore Cutugno, noto al grande pubblico come Toto Cutugno, è stato uno degli autori e cantanti italiani più celebri e iconici a livello globale. Cutugno è deceduto ieri all’età di 80 anni presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, dove era stato ricoverato a causa dell’aggravarsi di una lunga malattia. La sua battaglia contro il cancro alla prostata, con metastasi ai reni, era iniziata alcuni anni fa. Il cantautore aveva compiuto gli ottanta anni lo scorso 7 luglio.

Toto Cutugno, nato in Toscana ma cresciuto in Liguria, è stato un autentico ambasciatore della musica italiana nel mondo, vendendo oltre 100 milioni di copie in tutto il pianeta. La sua canzone “L’italiano,” che ha festeggiato il quarantesimo anniversario lo scorso febbraio, è diventata un vero e proprio inno nazionale, simbolo della melodia italiana all’estero.
A testimonianza della sua straordinaria popolarità internazionale, l’account ufficiale dell’ Eurovision Song Contest ha reso omaggio a Toto Cutugno attraverso un tweet in cui si è ricordata la sua vittoria nel 1990 con “Insieme: 1992.”
Amadeus, il conduttore del Festival di Sanremo, ha dichiarato: “Ha contribuito a far conoscere e amare la musica italiana nel mondo. È stato e rimarrà uno dei simboli del Festival di Sanremo.” Amadeus ha anticipato anche un doveroso tributo a Toto Cutugno in occasione di Sanremo 2024.

Cutugno ha partecipato al Festival di Sanremo ben quindici volte, guadagnandosi il soprannome di “eterno secondo” poiché è stato vicino alla vittoria in sei occasioni, vincendo solo nel 1980 con “Solo noi.” La sua prima partecipazione risale al 1976 con il gruppo “gli Albatros,” mentre l’ultima è avvenuta nel 2010 con “Aeroplani,” in cui si è esibito in un memorabile duetto con Belén Rodríguez. Nel 1990, a Sanremo, ha condiviso il palco con la leggenda Ray Charles per un indimenticabile duetto su “Gli amori.”

Toto Cutugno ha iniziato la sua carriera musicale nei palcoscenici negli anni ’60 con il gruppo “Toto e i Tati.” Nel 1975, la sua canzone “L’été indien” è stata incisa da Joe Dassin e si è trasformata in un successo internazionale, interpretata anche da artisti come Dalida, Mireille Mathieu, Johnny Hallyday e Michel Sardou. La sua svolta è arrivata nel 1978 quando ha scritto “Soli” per Adriano Celentano, una canzone diventata un hit. Questa è stata solo la prima di molte canzoni di successo firmate da Cutugno per il Molleggiato.

Sebbene sia stato talvolta considerato un cantautore di serie B, noto soprattutto per brani come “L’italiano,” “Le mamme” e “Figli,” criticati da alcuni settori, Toto Cutugno ha sempre difeso la sincerità e l’onestà delle sue composizioni. In un’intervista a Vanity Fair nel 2005, ha dichiarato: “Le mie canzoni sono sempre state sincere e oneste. Se fossi stato un ruffiano avrei cercato di piacere a certi critici. Ma non l’ho mai fatto.”

La sua musica ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore delle persone, ed è stato amato da pubblico e colleghi di tutte le generazioni. Artisti come Gianni Morandi, Laura Pausini, e Jovanotti hanno espresso il loro affetto e rispetto per il cantautore, lodando le sue “canzoni pop che resteranno per sempre.”

I funerali di Toto Cutugno si terranno domani a Milano, alle ore 11, presso la Basilica Parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo. La sua musica e il suo spirito autentico resteranno per sempre nei cuori di chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo e ascoltarlo. Come lui stesso ha detto una volta: “Sono sempre stato un po’ incazzoso. A un’offesa reagisco attaccando d’istinto, senza pensare. Ma in realtà sono un timido. Non mi va giù, però, che certa gente, soprattutto certa stampa, mi giudichi brutalmente, senza sapere niente di me.”

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  1. Con la sua generazione finisce la nostra storia italiana. Ci hanno tolto tutto, pure l’identità, tradizioni, usi e costumi, arte. Facciamo tesoro di quello che ci lasciano e facciamolo conoscere alle generazioni che verranno per non morire dentro. Non sono solo canzonette, ci hanno rappresentato e raccontato nel mondo. Finisce la nostra SACRA DIVERSITÀ. È veramente triste.

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