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Le statue sospese a Venezia: sono opere di Bruno Catalano

Le opere fanno parte di "Les Voyageurs", un gruppo scultoreo di 25 sculture in bronzo, tutte caratterizzate dalla totale mancanza della parte centrale del corpo: i viaggiatori di Bruno Catalano rappresentano personaggi eterei "non finiti" che non si sa da dove vengono né dove vadano.

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Le statue sospese a Venezia con le valige sono i “Viaggiatori” di Bruno Catalano.

Più di qualcuno, camminando per il centro storico veneziano, nell’ultimo week-end, si sarà accorto della presenza di alcune particolarissime sculture in bronzo, a cui mancano parti del corpo centrale. Figure di viaggiatori con le valige nella città che da sempre ospita turisti ed escursionisti provenienti da ogni parte del mondo. Affascinanti e suggestive, queste sculture appaiono sospese in aria, tanto da chiedersi come riescano a rimanere in equilibrio.

Sono le opere scultoree dell’artista Bruno Catalano che riportano l’arte monumentale in giro per Venezia, tra le sue strade e le sue rive, quattro luoghi diversi del centro storico lagunare. Una è stata collocata in Piazza San Marco, davanti all’ingresso del Museo Correr, sotto le arcate dell’ala Napoleonica. Un altro “viaggiatore” invece si trova invece in Riva Ca’ di Dio a Castello, all’entrata dell’Arsenale e all’interno del Salone Nautico Venezia. Le opere sono visibili dal 14 maggio al 15 giugno.

Le opere fanno parte di “Les Voyageurs”, un gruppo scultoreo fatto di venticinque sorprendenti sculture in bronzo, tutte caratterizzate dalla totale mancanza della parte centrale del corpo: i viaggiatori di Bruno Catalano rappresentano personaggi eterei non terminati, “non finiti”, che hanno con sé sempre un bagaglio, una valigia, una borsa o uno zaino, viaggiatori che non si sa da dove vengono né dove vadano.
Le opere di Bruno Catalano sono rappresentate in esclusiva in Italia dalla Galleria Ravagnan, la più antica galleria d’arte contemporanea di Piazza San Marco.

Nel 2022 la Galleria Ravagnan giunge al suo 55° anno d’attività continuativa, cercando di mantenere sempre un legame stretto con la città, in particolar modo con Piazza San Marco, dove ha già più volte esposto in passato opere d’arte e dato vita a performance artistiche.

COSA RAPPRESENTANO LE SCULTURE
Benoît, la scultura in Piazza San Marco, rappresenta un viaggiatore in disequilibrio e in movimento a ricordare i ritmi frenetici del presente, sarà collocata sotto le arcate dell’ala Napoleonica davanti all’entrata del Museo Correr; le sculture del trittico Pierre David, metafora plastica del nostro essere semplici viaggiatori della vita, sarà posta in Riva Ca’ di Dio; Hubert, scultura di un viaggiatore umile che si accontenta di seguire il corso delle cose e Non finito o Drapé scultura che rappresenta l’infinità di direzioni, ritocchi, modifiche, su un oggetto d’arte, consentiti dall’argilla, saranno poste all’entrata dell’Arsernale.

I Viaggiatori di Bruno Catalano sono personaggi che la scultura immortala nel mezzo di un lungo viaggio, la cui durata, origine e destinazione rimangono a noi ignote. Nella sua opera, uomini e queste donne tratti dal mondo del quotidiano, assumono una dimensione eroica. La loro statura monumentale rende omaggio all’esperienza universale del viaggio, la fuga, l’esilio. Questi individui trasportano all’interno dei loro bagagli dei frammenti di vita e di storia. Il loro destino si lega inevitabilmente alle loro radici e li mantiene in un equilibrio precario. Bruno Catalano rappresenta esseri umani strappati, attraversati da un immenso vuoto che evoca la cicatrice della partenza e della separazione, le identità frammentate dalle difficoltà, o le zone d’ombra dell’immagine di loro stessi.

LE OPERE ESPOSTE IN QUESTI GIORNI:
“Benoît” (dimensioni h.310 x150x150)
È una scultura ambivalente all’interno della serie dei viaggiatori cui appartiene, perché si situa a un crocevia di diversi momenti temporali. La postura in disequilibrio, il particolare slancio del movimento, e il tessuto allentato degli abiti che indossa, indicano la volontà di quest’uomo di vivere attraverso le pressioni del mondo moderno. In questo personaggio, che si potrebbe incontrare per strada, al lavoro o nei trasporti, il viso ricorda i canoni della scultura classica. L’espressione e la figura rinviano a figure mitologiche e divine dell’antichità, come una presenza anacronistica che si ritrova qui, stranamente legata ai ritmi frenetici del presente.


“Pierre David Triptyque”
(bronzo, 300x106x102 cm / 269x106x102 cm / 53x106x102 cm).
Traccia di un viaggio che è allo stesso tempo mobile e immobile. Perché il Viaggiato e non è solo chi ha lasciato tutto per un sogno e un altrove. È anche chi, calzato di tutto punto, valigia in mano, nella sua postura diritta e degna, rappresenta ognuno di noi. È con questa idea che Bruno Catalano ha creato Pierre David, una metafora plastica, limpida e giusta, della nostra condizione umana, eludendo il tabù della senilità e della morte. Qualunque sia il nostro itinerario, vagabondo o più sedentario, ecco ciò che resterà di noi, viaggiatori effimeri su questa Terra: qualche traccia di materia consunta, derisoria. Un paio di scarpe, una valigia, metafore del lascito di ogni essere umano dopo il suo passaggio. Nella maturità della sua opera, l’artista mostra sempre più il passaggio del tempo; con il suo Trittico, propone un emblema grezzo ed eloquente della nostra mortalità, del nostro essere semplici viaggiatori della vita.

“Hubert” (bronzo, 300x127x96 cm)
In piedi, in attesa, Hubert è stato immortalato in un momento di assenza in cui il suo spirito aleggia già altrove. Vestito solamente di un paio di jeans, a torso e piedi nudi, è un viaggiatore umile, che si accontenta di seguire il corso delle cose. Il blu del pantalone contrasta con la pelle bronzea, brillante e grezza, esposta al sole e agli elementi. Il corpo, nonostante il vuoto lasciato, lascia intravedere un chiasmo degno dell’arte statuaria greco-romana, mentre una mano casualmente infilata in tasca conferisce al personaggio tutto lo sdegno e la spensieratezza della gioventù.

“Non Finito” (bronzo, 300x150x130 cm)
Scultura dal drappeggio che confonde, che ricopre tutta la figura, invisibile, indecifrabile, ineffabile: Non finito rappresenta l’infinità di direzioni, ritocchi, modifiche, su un oggetto d’arte, consentiti dall’argilla. Concretamente, per mantenerla malleabile e morbida, lo scultore avvolge la scultura ogni sera con un canovaccio bagnato. L’artista scrive una poesia in tre dimensioni per questo canovaccio, questo suo complice che gli consente di continuare il lavoro su una statua incompiuta, allegoria del work in progress. L’aspetto spettrale, soprannaturale, di questa scultura, rappresenta lo straordinario spettro delle possibilità della creazione. Non sorprende, se si pensa che questo artista, se potesse, ritoccherebbe all’infinito ogni sua opera. Occorre tuttavia una fine, e Non finito è anche uno spaccato di ciò che può essere ottenuto in un dato momento, un Finito. Scrutando oltre i riferimenti allo stile classico, possiamo notare una reverenza verso i maestri, con i ricchi drappeggi che hanno tanto affascinato questo artista autodidatta. Infine, questa scultura parla del lavoro nella sua dimensione assoluta, quotidiana, dell’artista come anche dell’operaio. Bruno Catalano, prima operaio in catena di montaggio, marinaio e poi elettricista, nutre e onora il lavoro manuale fatto di gesti reiterati, con le sue minime variazioni, sempre alla ricerca della perfezione.

BRUNO CATALANO
Di origini miste e mediterranee, Bruno Catalano è nato in Marocco nel 1960. Nel 1975 è costretto all’esilio con la sua famiglia. Sbarcato a Marsiglia con la speranza di ricominciare una nuova vita, conserva nella memoria il dolore del proprio sradicamento. A 18 anni diventa marinaio, poi elettricista, a 30 incontra l’arte e la scultura in argilla attraverso artisti come Rodin, Giacometti, César. Da quel momento decide di consacrare la propria esistenza all’arte scultorea.
Notato per la prima volta nel 2005 da un gallerista parigino a una mostra d’arte contemporanea, evolve dall’argilla al bronzo e scolpisce personaggi sempre più grandi, realizzando così notevoli prodezze tecniche. A Venezia Bruno Catalano è rappresentato dalla Galleria Ravagnan, la più antica galleria d’arte contemporanea di Piazza San Marco.

LA GALLERIA
La Galleria Ravagnan svolge la sua attività tra ricerca artistica e impegno commerciale, ospitando nei suoi spazi alcuni tra gli artisti più originali e importanti della nostra epoca. Fondata da Luciano Ravagnan nel 1967, la Galleria Ravagnan si trova nel lato orientale di Piazza San Marco, sotto le arcate delle Procuratie Nuove, a pochi passi dal Campanile. Nel 2019, La Galleria Ravagnan ha aperto una seconda sede a Venezia, nel cuore del “Dorsoduro Museum Mile”, accanto alla Peggy Guggenheim Collection.

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L’opera di Bruno Catalano in Piazza San Marco

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5 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Molto belle davvero e pure originali. Che volesse forse rappresentare il fatto che l’essere umano sta scomparendo?Diciamo pure autodistruzione ovvero eliminazione dei propri simili

  2. Da quello che si può vedere da queste due foto sono opere fantastiche. Peccato non avere occasione di andare a Venezia. Dove sarà poi possibile ammirarle?

  3. Insomma. Ma quanti schei tira il comun pea esposizion de Catalano!? L’unica speranza xe… Che rivi un altro piturador come queo dea salute per far risarcimenti con % al comun. Ma ve par! Catalan… UN MONUMENTAL visin a do basiliche e una marciana che ghe roba i oci al botteghin…e ghe fa invidia solo ai marziani che no xe boni de rivar coa valigia e dopo i ga già visto tuto anca quei perché con l’online ghe svola le cartoline anca su marte. Ma! Insomma… Megio il tuffo del colorà con intervento sindacale… Almeno i gà palpà qualcosa…!

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