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Spinte industriali veneti: “Zaia mediti attentamente le sue scelte”. Lettere

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Spinte industriali veneti: "Zaia mediti attentamente le sue scelte". Lettere

Nel quadro di una devastazione delle strutture sanitarie pubbliche e delle competenze e dei saperi dedicati alla prevenzione e cura delle epidemie, necessari per intervenire in una contingenza così grave come quella determinatasi con il Covid 19, Zaia una cosa buona la ha sicuramente fatta. Si è affidato al professor Crisanti, ovvero ad uno dei pochi scienziati in grado di proporre una strategia di contenimento e di lotta contro il virus.

Se nel Veneto non è accaduto quello che è successo in Lombardia, lo dobbiamo anche a questa scelta. È un merito che gli va riconosciuto, e non lo facciamo solo noi, lo fanno anche scienziati che, come noi, non hanno alcuna simpatia per la sua parte politica. I fatti sono fatti.

Restano però fatti anche le dichiarazioni contraddittorie che più volte abbiamo dovuto registrare da parte di Zaia, nelle sue conferenze stampa autocelebrative e quotidiane. Memorabile è la piroetta che, nel giro di 48 ore, lo ha portato dalla condanna delle restrizioni imposte dal governo il 7 di marzo, alla minaccia del coprifuoco il 9 di marzo. Adesso però giravolte ed errori non sono più ammessi.

Non lo diciamo noi, lo dicono quelli che stanno in prima linea nella lotta contro il coronavirus: se si sbaglia adesso, se non si insiste sulla linea del lockdown, se non si mantiene la guardia alta, se si riproducono le condizioni per la ripresa virulenta del contagio, non solo si vanificano i risultati fin qui raggiunti, ma soprattutto si ripiomba in un baratro più profondo di quello che abbiamo conosciuto, con conseguenze gravissime. Detto in parole povere, non bisogna subire la spinta di Confindustria e delle categorie economiche che vorrebbero riaprire tutto e il più in fretta possibile.

Il governo ha fatto maldestramente la sua parte, permettendo a molte aziende di riaprire i battenti semplicemente aggirando il decreto. La regola del silenzio assenso ha permesso a molte fabbriche di riprendere l’attività in attesa di verifiche e controlli che chiedono il loro tempo. Le prefetture hanno fatto il resto mostrando, in molti casi, la classica manica larga. L’aumento significativo della mobilità che si è registrato in Veneto, e non solo in Veneto, ne è stato il risultato.

Ci sono spinte verso le riaperture che vengono da molte parti. Vengono non solo da Confindustria e dalle categorie economiche, ma anche dal mondo del lavoro. La perdita di salario le incertezze per il futuro, sono anche più forti, in molti casi, della stessa paura del virus. Chi non ha altra risorsa che quella di vendere la propria forza lavoro e fatica ad arrivare a fine mese, è perfino disposto a mettere in gioco la propria salute per non perdere il lavoro e per non vedersi ridurre il reddito. È così. Questo è il rapporto di capitale nella sua brutale oggettività. I ricchi mangiano salmone e bevono champagne nelle loro seconde case a Cortina, mentre nelle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori si fanno i conti con la miseria della cassa integrazione. Ancora peggio vanno le cose per quelle/i costretti nelle mille forme di precarietà e ancora senza una qualsiasi forma di sostegno al reddito. Non bastano guanti e mascherine, ammesso che di queste ve ne siano a sufficienza. Non si può passare dalla dichiarazione di coprifuoco all’allentamento di misure ancora necessarie di contenimento che, è noto, hanno il loro fulcro nella riduzione al minimo degli spostamenti e dei contatti. Vanno garantite solo le produzioni e i servizi essenziali.

Ci preoccupano moltissimo le reiterate dichiarazioni di Zaia sulla fine del lockdown e che svelano l’intenzione di accogliere le insistite richieste degli industriali veneti, scaricando le responsabilità sul governo nazionale.

Sono di domenica 12 aprile, le dichiarazioni dell’OMS sul grande pericolo di una possibile ripresa e riacutizzazione della pandemia. Droni e controlli di polizia su ogni minimo spostamento, non coprono le responsabilità di chi si è piegato alle pressioni dei padroni che, come sempre, si muovono nella logica del loro interesse immediato e rifuggono dalle responsabilità sociali delle loro aziende.

Zaia mediti attentamente le sue scelte e dichiarazioni.

Alle lavoratrici e ai lavoratori che temono, giustamente, di perdere il loro posto di lavoro e che si misurano con la diminuzione di quote importanti di un salario già misero, diciamo che la salute non ha prezzo. Inoltre, diciamo che non subire ricatti oggi è la premessa per non essere schiacciati domani, in un quadro di crisi sociale ed economica più grave di quella di 10 anni fa e di cui noi abbiamo pagato il conto, mentre i ricchi sono diventati più ricchi.

Paolo Benvegnù,
segretario regionale Rifondazione Comunista Veneto

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