Novità in vista per i pensionati. Proprio in queste ore si sta definendo la strada che il governo sceglierà per risolvere il problema emerso dalla sentenza della Corte costituzionale, che ha visto la bocciatura del passaggio della legge «Salva Italia» che bloccava la rivalutazione delle pensioni per gli assegni sopra i 1.433 euro.
Il nuovo decreto dovrebbe stabilire la soglia (3.800 euro lordi al mese, otto volte l’assegno minimo) oltre la quale l’adeguamento era stato bloccato, ma gli arretrati previsti non saranno restituiti. Per chi ha un assegno tra i 1.433 e i 3.800 euro lordi al mese il rimborso ci dovrebbe essere ma solo parziale, intorno al 50%.
La cosa migliore, com’era stato accennato in precedenza, sarebbe stato quella di suddividere in tre scaglioni le rivalutazioni. In questo modo sarebbe stata introdotta la progressività che non c’era nel provvedimento del governo Monti e che viene sollecitata oggi dalla Corte costituzionale.
Il governo dice che gli arretrati ammonteranno al massimo a 10 miliardi di euro, mentre il Nens, il centro studi fondato da Bersani e Visco, stima una cifra superiore ai 16 miliardi, somma che scenderebbe se ricalcolo e rimborso dovessero essere parziali.
Per le pensioni ancora da liquidare se ne riparlerà con la legge di Stabilità. «Vanno riallineati i benefici pensionistici ai contributi effettivamente versati – dice il responsabile economia del Pd Filippo Taddei – mantenendo l’equità e quindi intervenendo solo su quelle più alte».
Alice Bianco
06/05/2015
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