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RIFORMA DEL LAVORO APPROVATA | Di Pietro: artifizio e raggiro

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L'articolo 18 non è più un tabù che il ministro Elsa Fornero ama contestare. La riforma del lavoro è passata ieri anche alla Camera, ed ora sono più facili i licenziamenti. Unici a protestare con decisione contro il provvedimento gli uomini dell'Idv, con Antonio Di Pietro che ha esplicitamente accusato il governo di essere «sobri ricattatori e truffatori politici» annunciando un referendum per abolire il disegno di legge.

Dissensi anche nel Pdl, dove quasi metà  dei deputati non ha votato a favore del ddl. Nel fronte del «NO» anche l'ex ministro Renato Brunetta e l'ex sottosegretario Guido Crosetto che ha annunciato: «Ora ci saranno migliaia di licenziamenti».

Il voto ha approvato con 393 sì, 74 no e 46 astenuti. Il testo è restato immutato, è la riforma Fornero uscita dal Senato, malgrado lo stesso Monti abbia riconosciuto che ha dei limiti e si sia impegnato a cambiarlo per risolvere il problema degli esodati.
E' stata, però, l'urgenza di portare il testo al vertice europeo di oggi che ha richiesto il voto di fiducia. Anzi quattro, su ciascuna delle parti del ddl.

Il ministro Fornero in aula non ha replicato a nessuno, guardando solo all'apprezzamento dell'Unione Europea. «È un grande passo avanti», ha dichiarato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso «non vedo l'ora» di congratularmi personalmente con Mario Monti oggi al vertice europeo».

La riforma del lavoro è approvata con l'accompagnamento di pareri discordi. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto: «Questa è l'ultima volta che cala la mannaia della dichiarazione di fiducia che interrompe il dibattito, siete un governo di tecnici, non di consules».
Crosetto: «Non si può votare un ddl solo con la scusa che l'Europa lo attende. È troppo votare un testo di cui ci pentiremo tra una settimana».

Durissimo Di Pietro: «Professoroni dei miei stivali — ha tuonato — in sette mesi non siete stati capaci di ascoltare gli italiani». Al «presidente del Consiglio che non c'è», definito «sobrio ricattatore», l'ex P.M. manda a dire che «è ricattatorio presentarsi ogni volta con un voto di fiducia».
«Se come dite questa legge non serve a niente, perché approvarla? Perché volete presentarvi facendo finta di credere che abbiamo fatto una legge che piace all'Europa: questo si chiama artifizio e raggiro» ha concluso Di Pietro.

Sergio Dal Bon
[redazione@lavocedivenezia.it]

Riproduzione Vietata
[28/06/2012]


articolo: RIFORMA DEL LAVORO APPROVATA | Di Pietro: artifizio e raggiro
foto: fornero elsa governo monti (repertorio)

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