Riecco i vitalizi. Improvvisamente, in questo caldo sabato di luglio, ci troviamo dentro ad una notizia di qui non parlano nei Tg. Ci riporta al tema che ripropone il dibattito politico dell’epoca grazie a questa novità: il taglio retroattivo di questo beneficio non varrà più per i senatori eletti prima del 2012: una decisione presa nell’ultima seduta del “vecchio” Consiglio di garanzia del Senato, prima dell’insediamento dei nuovi componenti, martedì prossimo.
Tra i cinque membri del Consiglio, la maggioranza era composta da ex parlamentari non rieletti. Solo il presidente, l’ex senatore di Forza Italia Luigi Vitali, e l’ex membro del Movimento 5 Stelle e successivamente della Lega, Ugo Grassi, hanno votato a favore della decisione. I senatori Alberto Balboni di Fratelli d’Italia e Pasquale Pepe della Lega, attualmente consigliere di Matteo Salvini, si sono opposti. La senatrice dem Valeria Valente si è astenuta, ma il voto doppio del presidente Vitali ha portato all’approvazione della decisione.
Banalmente, però, bisogna chiarire che questa decisione “non reintroduce i vitalizi” d’emblée.
Nel 2011, il governo di Mario Monti, durante un periodo di austerità, davanti a tutti gli italiani a cui si chiedevano grandi sacrifici, ha abolito l’assegno vitalizio per i parlamentari che avevano anche solo un giorno di legislatura.
Dal 2012, il trattamento pensionistico dei parlamentari, come per i cittadini comuni, viene calcolato sulla base dei contributi e formalmente scatta dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno di mandato.
Nel 2018, la maggioranza gialloverde ha deciso, con delibere delle due camere, di applicare retroattivamente il calcolo contributivo anche ai parlamentari eletti prima del 2012, quando il beneficio non era ancora stato abolito. Ciò ha portato a una serie di ricorsi da parte degli anziani senatori che ora vedono soddisfatta la loro richiesta con l’ultimo atto del Consiglio di garanzia uscente del Senato, che ha stabilito la cessazione degli effetti della delibera del 2018 a partire dal 13 ottobre 2022.
L’ex senatore Luigi Vitali, entrato in parlamento nel 1996, beneficerà personalmente del ricalcolo e ha commentato: “Sì, qualcuno potrà anche parlare di conflitto di interessi. Ma il mio trattamento pensionistico è già di 4300 euro e con il ricalcolo passerà al massimo a 4.900-5.000 euro”. Si tratta di una differenza non così significativa.
Il Movimento 5 Stelle ha subito cercato di cavalcare l’antico cavallo di battaglia sui costi della politica, ma stavolta tirando in ballo l’attuale maggioranza. Il leader Giuseppe Conte ha scritto su Facebook: “Misure contro l’aumento dei prezzi, l’aumento dei mutui e degli affitti? Niente di tutto questo. I patrioti di Giorgia Meloni evidentemente hanno altre priorità: il ripristino dei privilegi per i parlamentari”. Tuttavia, i due senatori rieletti della Lega e di Fratelli d’Italia hanno votato contro la decisione e hanno ribattuto alle accuse: “La decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo, cui aspira l’ex premier dei 5 Stelle”, ha affermato il senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Il riferimento è all’astensione della senatrice dem Valeria Valente.
Ci risiamo; gli italiani muoiono di fame e questi pensano al vitalizio ,
avete capito dove vanno al popolo italiano .
Per chi votate alle prossime elezioni ? SVEGLIAAAA!!!!
meritano di spenderli tutti in carta igienica….
Non votate mai più xxxxx xxxxx, non serve a nessuno, sono peggio del male, li ho votati per 40 anni, li conosco bene, l’ex senatore il suo vitalizio l’ho deve spendere tutto in …… non posso scriverlo per ovvie ragioni Shylock the first
Eh già perché 4300 di pensione non bastano