Le prime lettere sono in partenza, sono circa 20 mila. L’ultimo passaggio presso il Garante della privacy è stato superato ed ora lo strumento del redditometro è operativo.
Il redditometro ha ora un volto definitivo che sembra lontano da quello di studio di settore applicato alla famiglie che aveva spaventato. Non si parla di un Fisco impiccione che controlla dove siamo andati in vacanza o quante volte siamo andati al ristorante. Nel mirino del redditometro ci finiremo solo se avremo evidenti discordanze tra ciò che dichiariamo e ciò che spendiamo.
«Ci muoveremo in una cornice di ampia garanzia per i contribuenti — assicura Marco Di Capua, vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate — già la legge assicura che la soglia di scostamento deve essere superiore al 20 per cento per giustificare le attenzioni del Fisco, a questo noi abbiamo aggiunto un’ulteriore tutela: non selezioneremo nessun contribuente che avrà uno scostamento tra spese e reddito dichiarato che sta entro i 12 mila euro».
«Noi non partiamo dal principio di presunta colpevolezza del contribuente – continua Di Capua – sia chiaro. Giusto per fare qualche esempio: non basterà fare una cena da 3 mila euro, magari per festeggiare il proprio 25esimo anniversario, per far accendere la spia del sospetto. Dovranno concentrarsi una serie di voci per creare uno scostamento davvero ampio e su somme considerevoli. Non siamo alla ricerca di fenomeni marginali, non converrebbe a nessuno. Nemmeno allo Stato. E comunque, anche nei casi più eclatanti, le persone contattate potranno sempre venire da noi e dimostrarci che hanno avuto un’eredità o una fonte di reddito che è legittimo non dichiarare e che spiega lo scostamento tra il loro tenore di vita e il reddito dichiarato. Crediamo molto in questo strumento e siamo convinti che sia rispettoso del contribuente onesto».
Paolo Pradolin
[25/03/2014]
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