Il prezzo della benzina vola e raggiunge al self 1,911 euro al litro, il massimo dal 19 ottobre, cioè da circa sei mesi. E l’escalation dei prezzi dei carburanti sta causando crescente preoccupazione, con la benzina che ha raggiunto picchi fino a 1,911 euro al litro nei distributori self-service, toccando il livello più alto degli ultimi sei mesi. Questo aumento ha un impatto diretto sulle finanze degli automobilisti, con il costo del pieno che è salito di circa 7,3 euro rispetto all’inizio dell’anno.
Secondo le stime del Codacons, sulla rete autostradale il prezzo della benzina servita può addirittura superare i 2,5 euro al litro, generando ripercussioni significative sui costi di trasporto delle merci, considerando che in Italia l’88% delle merci viaggia su strada.
L’Unione Nazionale Consumatori avverte che questa impennata dei prezzi potrebbe alimentare l’inflazione, mettendo a rischio l’intero sistema agroalimentare, come sottolinea Coldiretti. L’Adoc, d’altra parte, denuncia un crescente disagio sociale e chiede un intervento più incisivo da parte del governo.
L’opposizione politica non è rimasta inerte di fronte a questa situazione. Il Partito Democratico è sceso subito in campo, chiedendo alla Premier Giorgia Meloni di intervenire immediatamente tagliando le accise. Italia Viva, invece, ha ironizzato sulle misure recenti del governo, sottolineando l’inefficacia di queste ultime.
Dopo il recente rally del petrolio e l’aumento delle quotazioni internazionali, il prezzo medio della benzina nei distributori self-service si attesta a 1,911 euro al litro, con oscillazioni tra 1,906 e 1,928 euro a seconda della compagnia (1,897 euro per i distributori senza marchio).
Per quanto riguarda il diesel, il prezzo medio nei distributori self-service è di 1,811 euro al litro, mentre per il servito si arriva a 2,048 euro al litro per la benzina e 1,951 euro al litro per il diesel.
Secondo il Codacons, confrontando con l’ultima settimana di dicembre 2023, il prezzo della benzina self-service è aumentato in media dell’8,3%, mentre il gasolio ha subito un aumento del 5%, che si traduce in un aumento annuo di circa 176 euro per un automobilista medio, considerando due pieni al mese.
“Questi aumenti avranno un impatto significativo durante i prossimi weekend lunghi del 25 aprile e 1 maggio”, avverte l’associazione.
L’Associazione dei Consumatori, Assoutenti, segnala che in alcune autostrade il prezzo della benzina servita ha già superato i 2,4 euro al litro, raggiungendo i 2,5 euro su tratte come l’A1 Milano-Napoli, l’A21 Torino-Piacenza e l’A4 Milano-Brescia.
Coldiretti sottolinea i rischi per l’intero sistema agroalimentare, poiché i costi logistici rappresentano circa un terzo del totale per i prodotti ortofrutticoli, peggiorando ulteriormente il deficit competitivo dell’Italia.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, definisce questa escalation dei prezzi dei carburanti come “una pessima notizia”, parlando di “una stangata di primavera” che rischia di alimentare ulteriormente l’inflazione.
Secondo l’Unc, Bolzano è la provincia autonoma con i prezzi più alti (1,946 euro), seguita da Basilicata (1,936) e Calabria (1,935), mentre Marche (1,886) e Veneto (1,893) si distinguono per i prezzi più contenuti.
Il capogruppo del Partito Democratico, Vinicio Peluffo, critica l’inerzia del governo sull’aumento dei prezzi dei carburanti, chiedendo con ironia un intervento immediato e concreto per contenere questa situazione che sta mettendo a dura prova le promesse elettorali della Premier Meloni. Preoccupazione, dunque, tra i consumatori e le associazioni, mentre l’opposizione politica chiede interventi decisi e risolutivi da parte del governo per affrontare questa emergenza economica.
Ah, certo, perché non vendere la benzina a 20 euro al litro? Dopotutto, chi ha una macchina da 30.000 euro sicuramente può permetterselo. E perché non dovrebbe essere così? Dopotutto, chi non ha mai avuto la patente e non possiede una macchina dovrebbe pagare le stesse tasse. Sembra assolutamente logico, no?