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Omicidio Meredith, Amanda: ‘Non torno in Italia’

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Omicidio Meredith: Il processo torna in aula. A Firenze si è aperto il nuovo appello, dopo l’annullamento da parte della Cassazione, della sentenza perugina di secondo grado con cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito vennero assolti. Un nuovo capitolo in cui, già nella prima udienza, i giudici fiorentini potrebbero decidere di riaprire il dibattimento e disporre nuove perizie.

La suprema Corte ha infatti suggerito di analizzare la terza traccia di Dna trovata sul coltello sequestrato in casa di Sollecito (secondo l’accusa si tratterebbe dell’arma del delitto) e di chiamare nuovamente a testimoniare Luciano Aviello, l’ex collaboratore di giustizia che prima accusò dell’omicidio il proprio fratello e poi ritrattò, finendo indagato per calunnia. Anche nelle numerose memorie depositate dalle difese c’è la richiesta di riascoltare i testimoni e di ordinare nuovi accertamenti scientifici.

300 giornalisti accreditati per raccontare il processo seguitissimo. Così, “per assicurare un sereno svolgimento del dibattimento” la Corte ha disposto misure rigide di comportamento in aula dove, tra l’ altro, non si potrà stare in piedi nè telefonare”.

Amanda Knox, che si trova nella sua università a Seattle, ha affermato in un’intervista: “Non tornerò in Italia anche perché la mia presenza è sempre stata elemento di distrazione in aula. E’ incredibile quante volte si è parlato di ciò che indossavo, di come mi acconciavo i capelli o se sorridessi o no ai miei genitori rispetto alle prove del caso. Non tornerò per evitare quel circo”.

La famiglia di Meredith Kercher, nel frattempo, ha chiesto ad Amanda Knox di non recarsi sulla tomba della ragazza. In un appello diffuso alla vigilia del nuovo processo di appello contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito, la famiglia Kercher ha espresso la propria contrarietà a un’eventuale visita della studentessa di Seattle, che avrebbe espresso tale desiderio. “Alla sua famiglia ci sono voluti quasi cinque anni per iniziare a sentirsi pronta a lasciar riposare Mez ed è ancora oggi molto doloroso – si legge nell’appello – tuttavia, oggi lei ha un posto vicino a noi che noi e i suoi amici possiamo visitare per portare fiori e trascorrere del tempo…. la sua tomba è oggi il suo luogo sicuro per riposare in pace e stare con noi e noi speriamo che sia rispettato da tutti”.

Giorgia Pradolin

[30/09/2013]

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