Nuovo virus cinese: a Treviso ci sono stati due casi che per un certo lasso di tempo sono stati definiti ‘sospetti’, cioè con quadri sintomatici che presentano analogie con il coronavirus.
Nessun caso di coronavirus confermato nel trevigiano, invece, ma “casi di persone” che presentavano un quadro definibile come “sospetto” secondo i criteri stabiliti dal Ministero della Salute.
Lo precisa in una nota l’Ulss 2 trevigiana, a proposito del caso del ragazzino curato all’ospedale Ca’ Foncello di rientro dal paese asiatico.
L’Ulss ha gestito fino a ieri due situazioni relative a cittadini italiani con “sintomi respiratori non importanti” rientrati dalla Cina: una 50enne con febbre, inizialmente in osservazione in ospedale e poi rinviata a domicilio, e un bambino di 4 anni, senza febbre, con tosse.
Per entrambi è stato ordinato l’isolamento domiciliare che varrà per 15 giorni, ma per entrambi i casi è stata revocata la definizione di ‘caso sospetto’.
“Come confermato dalle autorità sanitarie nazionali – sottolinea il direttore generale, Francesco Benazzi – la situazione epidemiologica in provincia di Treviso è attualmente totalmente priva di criticità e gestita con il massimo livello di attenzione”.
” E’ del tutto evidente, stante l’attuale diffusa mobilità delle persone da e per la Cina e la coincidenza con il piccolo dell’influenza, che in relazione all’epidemia in corso si renderà necessaria anche nelle settimane a venire, in provincia di Treviso così come in tutto il resto del Paese, l’applicazione della misura dell’isolamento domiciliare nei confronti delle persone che rientrano dalla Cina con sintomatologia non importante”.
“Si tratta di una misura precauzionale – conclude – che non deve essere in alcun modo fonte di allarmismo né deve essere confusa con i casi conclamati di coronavirus”.