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Nuove norme per l’impiego di editing genetico sulle colture agricole: primo ‘sì’ dell’Europa

Il Comitato per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza la proposta della Commissione di Studio sull’impiego delle nuove tecnologie genetiche in agricoltura.

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Il Comitato per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza la proposta della Commissione di Studio sull’impiego delle nuove tecnologie genetiche in agricoltura. Gli operatori del settore erano in attesa da anni di questo pronunciamento sollecitato anche con un appello sottoscritto da 37 premi Nobel e da più di 1500 ricercatori europei. È un passo in avanti importante, ma è solo un inizio perché queste proposte dovranno essere approvate dal Parlamento Europeo nella seduta plenaria del febbraio 2024.

L’accordo tra le diverse formazioni politiche è stato trovato attorno a due possibili tipologie di intervento genetico, NGT1 e NGT2 distinte fra loro dalla quantità di genoma delle piante che sarà interessato al cambiamento. L’interesse prevalente degli operatori del settore di questa nuova regolamentazione ruota attorno agli interventi classificati NGT1 definiti di bassa intensità simili a quelli che con mutazioni spontanee casuali si verificano in natura o con le tradizionali procedure di incroci fra specie. Gli NGT2 risultano meno interessanti perché sono stati assimilati agli OGM caratterizzati da pesanti interventi sul genoma delle piante e quindi soggetti ad una complessa procedura di approvazione molto onerosa in termini economici, decisamente oltre le possibilità finanziarie della media delle aziende.

Gli interventi classificati NGT1 sono quelli che la gran maggioranza degli operatori, genetisti, agronomi e agricoltori aspettavano da anni. Possono essere gestiti da piccole medie aziende o start-up con tempi di realizzazione di un progetto su una varietà vegetale dalla fase di laboratorio al pieno campo limitati nel tempo e non eccessivamente onerosi sul piano economico. Sono interventi di editing genetico come vengono definiti assimilabili a quelli che spontaneamente avvengono in natura tra le piante e in tutti gli esseri viventi. La tecnica prevalente che verrà utilizzata sarà la CRISP-Cas9 scoperta da una decina di anni che ha preso spunto da un antico sistema di difesa utilizzato dai batteri contro i loro predatori. Il Nobel 2020 per la chimica ha premiato Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna le due ricercatrici che hanno saputo svelare il suo sorprendente meccanismo di funzionamento.

L’urgenza di una regolamentazione degli interventi genetici sulle piante da parte dell’Europa è dettata dal rapido evolversi di alcuni fenomeni globali. In prima istanza il cambiamento climatico che introduce nuovi fattori di stress per le piante e l’aumento della incidenza delle malattie fungine. Lo stesso piano programmatico europeo per l’agricoltura lanciato nel 2020 dal Produttore al Consumatore (Farm to Fork) con l’obbiettivo di ridurre per il 2030 gli interventi di fertilizzanti e di fitofarmaci nelle coltivazioni agricole in territorio europeo rischia di essere di essere compromesso per effetto di questi rapidi cambiamenti delle condizioni ambientali.

Preoccupano i dati pubblicati dalla FAO alla fine del 2022. Sono 168 le specie di piante utili per l’alimentazione umana e animale che sono sotto attacco delle malattie fungine. L’impiego di fungicidi sintetici e di varietà colturali resistenti a questi patogeni stanno dimostrando pericolosi limiti nella loro capacità di contrasto. Ogni anno viene persa tra il 10% e il 23% della produzione agricola globale e un rimanente 10-20% nella fase successiva alla raccolta. In questo quadro sicuramente non idilliaco pesa in particolare il coinvolgimento delle prime cinque colture agricole che sono alla base dell’alimentazione umana e animale: soia, riso, mais, grano e patate.

In tema di limitazione dell’uso di fungicidi in agricoltura l’Istituto di Genomica Applicata di Udine è riuscito a ridurre di oltre il 60% il numero dei trattamenti annuali contro l’oidio e la peronospora sulle viti utilizzando la tradizionale tecnica dell’incrocio fra varietà. Un risultato importante poiché i due terzi dell’impatto ambientale da fungicidi in Europa proviene dal loro utilizzo in viticoltura. Ma è una procedura della durata di oltre dieci anni e molto elaborata nella sua realizzazione. Gli editing genetici di nuova generazione sono potenzialmente più veloci. Il progetto europeo Farm to Fork deve sapere raccogliere positivamente queste indicazioni e attivare un piano di intervento con gli NGT1 se si vogliono raggiungere i target previsti. Con molta urgenza perché il 2030 è alle porte e altri paesi si sono già portati avanti con il lavoro perché il relativo quadro normativo nazionale è stato approvato da anni.

Negli Stati Uniti, in Cina come anche in Africa i ricercatori sono già all’opera da alcuni anni nell’applicazione di queste nuove tecnologie genetiche. Un intervento pilota che è partito nel 2023 negli Stati Uniti ha per obbiettivo la drastica riduzione dell’inquinamento da metano prodotto dagli allevamenti intensivi di bovini. Una tecnica evoluta di editing genetico ha dimostrato di potere controllare i microorganismi che producono questo gas presenti sia nel rumine degli animali che nei materiali di scarto presenti nell’ambiente circostante gli allevamenti. Il metano è uno dei principali imputati dell’aumento dell’effetto serra perché, anche se le sue emissioni in atmosfera sono quantitativamente inferiori a quelle dell’anidride carbonica, hanno effetti ugualmente rilevanti sul riscaldamento globale.

Africa, Kenya, Nairobi, Kenyatta University, Steven Runo biologo molecolare. La relativa facilità di gestione dei nuovi strumenti di editing genetico e il loro costo accessibile, hanno reso possibile a questo ricercatore di progettare un intervento di editing genetico sul sorgo coltura alimentare importante in Africa e in America Meridionale. Una pianta parassita, la Striga hermonthica sta devastando le colture di sorgo riducendo drammaticamente le loro rese per ettaro, un evento che ha un forte impatto sulla tradizionale carenza di cibo nei territori africani. Con l’editing genetico Runo e i suoi collaboratori hanno copiato il meccanismo di difesa contro il parassita di una varietà selvatica di sorgo e lo hanno trasferito in una delle varietà comunemente utilizzate nelle coltivazioni in Kenya sensibili ai suoi effetti devastanti. I risultati delle prove in campo aperto sono attesi per quest’anno.

Le prove preliminari realizzate da Runo e collaboratori in appezzamenti sperimentali sono state positive…Potrebbe rivelarsi in futuro un modello di intervento che in prospettiva potrebbe aprire scenari importanti in un continente come l’Africa alla perenne ricerca di un equilibrio delle sue risorse alimentari. Buona ultima in questa gara all’editing genetico, l’Europa potrebbe dire la sua su questi temi anche perché ci sono centri di ricerca di eccellenza localizzati in molti Stati aderenti, Italia compresa, che in tempi brevi potrebbero produrre risultati interessanti e soprattutto necessari.

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