Doveva essere la più grande azione di protesta contro le crociere in Laguna, si è trasformato in un “appuntamento pubblico per festeggiare questa grandiosa vittoria”. La pagina Facebook del “Comitato No Grandi Navi” annunciava così l’evento delle 18 di ieri – con numerosi attivisti riuniti in Punta della Dogana dopo che la “rinuncia” a Venezia di Msc e Costa si è rivelata ufficiale.
Le Forze dell’Ordine hanno pattugliato la zona sia a piedi che su natanti, mente gli striscioni “Grandi Navi né ora né mai” e “Rompiamo il ricatto salute-lavoro” hanno anticipato le parole di Tommaso Cacciari: “Almeno per quest’estate la Laguna è libera dalle Grandi Navi – ha esordito il portavoce – dopo una mobilitazione di 8 anni è un risultato che ci riempie di orgoglio e di soddisfazione. Siamo un comitato dal basso libero, indipendente e senza ‘santi in paradiso’: tutti i governi che si sono succeduti si sono dimostrati uguali, compreso quello attuale, che il 15 agosto si è affrettato a dare il via libera alla crocieristica tralasciando la cultura, la scuola, gli asili, verso i quali non ha manifestato la stessa solerzia mostrata con le compagnie armatoriali”.
E sulle polemiche che hanno seguito lo stop alle crociere, Cacciari ha difeso l’opera del Comitato: “Ci hanno chiamati ‘sciacalli’ – ha proseguito – ma non stiamo festeggiando per qualcuno che ha perso il lavoro: per noi è sempre una tragedia. Noi non abbiamo interessi di parte o corporativistici: ci siamo sempre mossi in maniera volontaria e gratuita per difendere il bene comune, la città e i suoi abitanti”.
Il portavoce dei “No Grandi Navi” ha poi teso la mano ai lavoratori della Marittima: “La divisione tra noi e i portuali è artificiale: questa è l’occasione per unire le lotte e costruire insieme una nuova idea di portualità basata sul lavoro, sull’ambiente e sulla salute. Tra Venezia e il suo porto c’è sempre stato un legame simbiotico, che è stato rotto quando si è scelto di piegarsi alle lobby, di ignorare la città e accettare che subisse uno ‘stupro quotidiano’. Venezia e il porto devono ‘fare pace’, se i lavoratori sono a terra è a causa dell’autorità portuale e della politica: la prima ha optato per il gigantismo a discapito di altre forme navali che avrebbero garantito il lavoro; la seconda ha fatto finta di non decidere per lasciare tutto così com’è. Non salviamo nessuno: né il centrodestra, né il centrosinistra, né i governi tecnici”.
Cacciari ha concluso: “E’ inutile pensare al passato: quel modello ‘si è rotto’ e non tornerà più. Farci la guerra è da stupidi, pensiamo a unire le vertenze per cambiare insieme la portualità e il turismo”.
La parola è passata a Marco Baravalle (S.a.L.E. Docks) che ha ricordato come lui stesso e altri attivisti abbiano perso il lavoro, ma che la soluzione sia nel “ripensare la città, studiando un’alternativa ecologica e sociale al turismo di massa” – come proposto nella manifestazione “Venezia Fu-turistica” organizzata alle Zattere lo scorso 13 giugno.
Luciano Mazzolin (“Ambiente Venezia”) ha poi aggiunto che il passaggio a Marghera non risolverebbe nulla ma creerebbe “una commistione tra traffico commerciale e crocieristico” nella quale “si sa già chi la spunterebbe”. La vera proposta sarebbe un avamporto extra-lagunare al Lido, che nonostante fosse stato presentato il 25 novembre 2016 è stato inspiegabilmente bloccato.
Il pomeriggio si è concluso con una signora di Santa Marta – residente all’Angelo Raffaele – che ha espresso la sua soddisfazione perché “Venezia, almeno per quest’anno, non sarà più violentata”.
Nino Baldan