Neonazi volevano colpire proprio il 3 ottobre, il giorno in cui la Germania festeggia la memoria della Riunificazione. E il loro obiettivo erano gli stranieri.
La neonata cellula terroristica di estrema destra è sorta a Chemnitz, la città della Sassonia, che alla fine di agosto è finita sotto i riflettori internazionali per le proteste neonazi, esplose dopo la morte di un tedesco in una rissa con dei migranti.
La procura federale però è riuscita a bloccarli in tempo, e oggi sei persone sono state fermate con l’accusa di voler commettere attentati di matrice estremista, contro cittadini stranieri, politici dall’opinione diversa dalla loro e anche giornalisti.
Gli estremisti sarebbero stati in procinto di procurarsi anche delle armi semiautomatiche. Un settimo membro di “Rivoluzione Chemnitz”, nome che si è dato il gruppo, era già in custodia cautelare.
A “Rivoluzione Chemnitz” appartenevano giovani, uomini di età compresa fra 27 e 31 anni, che si muovono in ambienti neonazisti, di Hooligans e Skinhead.
Cinque di loro erano già noti alle forze dell’ordine per quella caccia all’uomo lanciata nei giorni della mobilitazione fra le strade della città, dove quotidianamente cortei di cittadini spaventati ed estremisti hanno sfilato fianco a fianco, urlando lo slogan ‘wir sind das Volk’, ‘noi siamo il popolo’. Ma c’era anche chi urlava “nazionalsocialismo adesso”. E dieci persone furono denunciate per i saluti hitleriani: i processi sono già iniziati e c’è stata una prima condanna.
Ripetuti gli episodi di violenza nei confronti di immigrati, colpiti anche con bottiglie di vetro – una delle vittime fu ferita alla testa – in un crescendo di odio peraltro negato dall’ex capo dei Servizi Interni Hans Georg Maassen, sospettato tra l’altro di simpatie per l’ultradestra (e poi rimosso dal suo incarico), un caso su cui si è consumato uno scontro istituzionale senza precedenti.
Maassen aveva contraddetto la cancelliera Merkel, che aveva apertamente stigmatizzato i fatti di Chemnitz e la caccia all’uomo, in particolare.
Gli arresti di oggi sono una prova ulteriore degli eccessi a cui si è arrivati nelle manifestazioni che in Germania hanno trovato la comprensione di Alternative fuer Deutschland e dello stesso ministro dell’interno, Horst Seehofer, che ha tentato di salvare il capo dell’intelligence e addirittura promuoverlo a sottosegretario.
“Un pericolo grande e reale è quello che proviene dal terrorismo di destra”, ha affermato la ministra della Giustizia Katharina Barley, ai giornali del Funke Mediengruppe. E il ministro dell’interno della Sassonia, Roland Woller, incontrando la stampa, ha parlato della necessità di lottare contro l’estremismo.