Alla fine il presidente Napolitano si è pronunciato: «Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto». Dopo giorni di pressioni, polemiche e attese, il presidente della Repubblica, ha risposto con una lunga nota alle richieste di «soluzione» al problema politico lasciato aperto dalla condanna definitiva subita dal leader del centrodestra Silvio Berlusconi. Lo fa ricordando che sarebbe «fatale» una crisi dopo 100 giorni di governo: «In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi darerisposta» ricordando che negli ultimi anni, nel considerare sollecitazioni alla grazia «si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda».
A chi chiedeva un salvacondotto per il leader pdl, il presidente assicura che se la domanda di grazia o commutazione della pena verrà presentata ne seguirà «un esame obiettivo e rigoroso, sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della Giustizia» per verificare se le condizioni «senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale».
E poi un richiamo al senso della responsabilità : «In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione», fa notare, ma «non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri».
«Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del Paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica» avverte Napolitano.
paolo pradolin
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[14/08/2013]