«Ho tre figli, una famiglia, sono cose a cui pensi in certi momenti. Viene voglia di fermarsi». Sono parole di Matteo Salvini, reduce dalla disavventura del contatto con i centri sociali, con auto assaltata e vetri sfondati.
«Non ho paura, dico solo una cosa: o tutti, e mi riferisco alla classe politica, condannano qualsiasi tipo di violenza senza “se” e senza “ma” oppure diventa difficile andare avanti. Si sta superando il limite: da Parma, dove andrò domani (oggi, ndr ) e dove è comparsa una stella a 5 punte sulla nostra sede, mi arrivano minacce di ogni tipo. Abbiamo denunciato almeno 100 persone per le frasi scritte su Facebook, roba come “ti impiccheremo a piazzale Loreto”…».
A chi lo accusa di aver voluto provocare recandosi a visitare un campo rom di Bologna lui risponde: «Mi occupo di come vengono spesi i soldi dei cittadini, tutto qua».
Salvini da l’impressione di tirarsi un po’ indietro: annullato per motivi di sicurezza l’annunciato ritorno sul «luogo del delitto», si è poi tenuta un’inedita sfida canora sulle strofe di «Bella ciao» con quelli di Rifondazione comunista.
E mentre fioriscono le polemiche sulla presunta mancata “protezione” della questura, secondo la quale il segretario non avrebbe fornito le informazioni necessarie a garantirgli un’adeguata tutela, arriva la solidarietà al segretario della Lega Nord dall’ex ministro Cécile Kyenge.