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Luna Nera: luce e buio solo per le donne del ‘600?

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Tremate tremate, le streghe sono tornate. Si cantilenava un tempo. Nel frattempo serie tv e cinema hanno sdoganato la figura, mostrandoci quanto il più delle volte quelli che venivano considerati atti di stregoneria pura, non erano altro che ribellioni di donne forti che volevano emanciparsi prima del tempo e l’uomo (ma anche molte donne stesse) per rimetterle al loro posto, le accusavano di fare sortilegi. Quando andava bene c’era l’esilio, quando andava male c’era il rogo.

A parlare proprio di questo argomento è la nuova saga di Tiziana Triana, Luna Nera – Le città perdute, edito da Sonzogno che a fine gennaio vedremo trasposta nei nostri schermi grazie a Netflix tutto diretto da donne.

Italia, campagna laziale, Diciassettesimo secolo. La giovane Adelaide (Ade), sedici anni, corre e tiene per mano suo fratello Valente, che è ancora un bambino. Deve fuggire da Torre Rossa e dalla casa in cui è cresciuta, perché l’accusa che le pende sulla testa porta dritta al rogo: stregoneria. Nel folto del bosco si nasconde un gruppo di donne che si sussurra pratichino la magia nera. Nessuno sa chi siano né da dove vengano; reclutano e proteggono ragazze come Ade, che la comunità ha messo al bando. È qui – in un mondo di sole donne, ciascuna delle quali ha una misteriosa avventura alle spalle e porta il nome di un’antica città scomparsa – che Ade e il suo fratellino trovano rifugio: saranno iniziati alle arti del gruppo e ai loro segreti rituali, nell’attesa, trepida e inquieta, che si compia la grande Profezia. A questa comunità femminile in odore di stregoneria danno una caccia spietata i Benandanti, una congrega di uomini forti con un solo nemico, le streghe, e un potente sostenitore, la Chiesa cattolica; credono che quelle donne nei boschi siano una terribile minaccia, e sono decisi a sterminarle. Tutti, meno uno: Pietro, il figlio del capo dei Benandanti, che non crede alle superstizioni e, soprattutto, si è innamorato di Ade dal primo momento in cui l’ha vista. Quando scoppierà la battaglia finale tra questi nemici giurati, si scoprirà quanto labile sia il confine tra realtà e magia, tra falsità e conoscenza, e perfino tra maschile e femminile. E quanto, nella vita, l’incantesimo più difficile di tutti resti ancora quello di crescere.

Non fermatevi all’apparenza: Luna Nera è molto di più di un teen drama sulle streghe con magia ed incantesimi. Triana ci regala un’opera che parla molto di più delle donne, della situazione femminile in Italia all’epoca, ma con dei spaventosi parallelismi dei giorni d’oggi.
Le sue streghe non sono fattucchiere come ce le immagino, sono semplicemente donne che hanno deciso di far sentire la loro voce, di studiare, di diventare in qualche modo scienziate per trovare il loro posto nel mondo. Scontrandosi con una società fortemente credulona, dove le donne sono considerate poco più di oggetti d’arredamento, ecco che allora il conflitto è assolutamente inevitabile.

La società della campagna italiana del ‘600 descritta dall’autrice, spaventa ad un lettore contemporaneo, perché vede riflessa parte del pensiero attuale. Paura, crisi, il bisogno di incolpare qualcuno, trasformarsi da esseri umani in mostri cercando qualcuno da incolpare, fake news sotto forma di voci, credenze, sono gli elementi che connotano il racconto, tanto quanto la nostra attuale esistenza. Ecco che allora, nella ricerca di un capro espiatorio, nel ‘600 la donna diventa il simbolo perfetto, in quanto unica a non avere gli stessi diritti degli uomini, diventa quindi il simbolo perfetto contro cui riversare tutta la bile che i paesani impauriti ed ignoranti hanno.

Tra questi paesani, però, c’è Pietro che torna dalla città, torna dopo essere entrato in contatto con lo studio e altre realtà ed è per questo che non si rivede più in quella cittadina e in quelle persone che lo hanno cresciuto. Triana pone parecchia attenzione al connubio ignoranza e conoscenza, facendo arrivare il messaggio che le cose che non si conoscono e fanno paura, possono essere sconfitte dalla conoscenza. Per niente Dante diceva: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza. La domanda che, mentre leggiamo ci poniamo è dunque: vogliamo essere bruti o iniziare a seguire la via della conoscenza, aggirando le superstizioni?

Luna Nera è un primo capitolo intelligente e coinvolgente, che ti fa venire voglia di avere già tra le mani il secondo capitolo.

Sara Prian
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