John Scalzi, uno degli autori più prolifici degli ultimi anni, torna con il terzo capitolo di Old Man’s War (saga composta da 8 titoli) con L’ultima colonia, edito da Gargoyle con traduzione di Benedetta Tavani, un’opera un po’ diversa dalle precedenti che attraverso un ottimo percorso introspettivo ci permette di conoscere i personaggi come mai prima d’ora.
John Perry si è ormai ritirato dal combattimento e vive con la moglie Jane e la figlia come mediatore di un villaggio in una colonia umana nel pianeta di Huckleberry. Tutto sembra filare tranquillo nelle loro vite, fino a che il loro passato non tornerà a bussare alla loro porta proponendogli una nuova avventura.
House of Cards versione interstellare, questo è in poche parole L’ultima colonia che riesce a farci entrare in un gioco di inganni politici, dove non c’è posto per la clemenza, nemmeno del popolo, se in ballo c’è il potere.
Un potere che non si limita, ormai, più solo al pianeta Terra, ma che si espande, come l’universo, alla ricerca di nuovi pianeti e dove ogni popolo extraterrestre vuole imporsi dimostrando di essere più forte.
E così Scalzi con questa sua ultima opera, decide di mettere da parte le grandi battaglie spaziali, concentrandosi più sul thriller politico e permettendo anche al lettore di indagare sui tranelli che il Conclave e/o l’Unione Coloniale stanno mettendo in atto contro la nuova colonia. E’ un gioco d’intelligenza e astuzia che non solo, in qualche modo, mette al centro, ancora una volta, la caratteristica dell’intelletto umano di essere lungimirante, di agire con razionalità, ma allo stesso tempo unendoci sentimento e cuore, ma anche si fa esegesi sull’imperialismo.
Scalzi, in questa maniera, ci parla dei pro e dei contro delle politiche d’espansione, di come pochi pensino al popolo e molti solo ai propri scopi, di come per un bene maggiore (?) si possa anche sacrificare qualche testa. L’autore ci conduce per mano attraverso teorie ed inganni, creando alleanza lì dove pensavamo impossibile, mettendo, alla fine, il potere in mano a pochi.
L’ultima colonia riesce, anche a chi si approccia a questi personaggi per la prima volta, di amarli e di comprenderli grazie al, come detto, grande spazio introspettivo che l’autore decide di regalarci, con tutte le paure e le indecisioni del protagonista. Se dobbiamo proprio fare un piccolo appunto, lo facciamo sulla costruzione di Jane, che diventa un po’ troppo “Rambo” tutto d’un tratto per i nostri gusti.
In ogni caso la chiusura delle avventure di John e Jane è un’opera valida, ricca d’intrighi che vi terrà incollati fino al roboante finale.
Sara Prian
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