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La Biblioteca di Parigi e il potere salvifico della lettura

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LA BIBLIOTECA DI PARIGI

Quest’anno per un motivo o per l’altro, abbiamo saltato il nostro consueto appuntamento con la Giornata della Memoria di gennaio. Per fortuna ci viene in soccorso adesso un libro meraviglioso, intimo, che prende degli elementi reali per fonderli con una narrazione scorrevole e a tratti commovente all’insegna del motto “i libri possono, se non salvare delle vite, almeno renderle più sopportabili”

Il libro di cui sto parlando, edito da Garzanti, è La biblioteca di Parigi scritto da Janet Skeslien Charles che ci porta nella città dell’amore nel 1940. Odile non riesce a distogliere lo sguardo dalle parole che campeggiano sulla facciata della biblioteca e che racchiudono tutto quello in cui crede. Finalmente ha realizzato il suo sogno. Finalmente ha trovato lavoro in uno dei luoghi più antichi e prestigiosi del mondo. In quelle sale hanno camminato Edith Wharton ed Ernest Hemingway. Vi è custodita la letteratura mondiale. Quel motto, però, le suscita anche preoccupazione. Perché una nuova guerra è scoppiata. Perché l’invasione nazista non è più un timore, ma una certezza. Odile sa che nei momenti difficili i templi della cultura sono i primi a essere in pericolo: è lì che i nemici credono che si annidi la ribellione, la disobbedienza, la resistenza. Nei libri ci sono parole e concetti proibiti. E devono essere distrutti. Odile non può permettere che questo accada. Deve salvare quelle pagine, in modo che possano nutrire la mente di chi verrà dopo di lei, come già hanno fatto con la sua.
E non solo. La biblioteca è il primo luogo in cui gli ebrei della città provano a nascondersi: cacciati dalle loro case, tra i libri si sentono al sicuro, e Odile vuole difenderli a ogni costo. Anche se questo significa macchiarsi di una colpa che le stritola il cuore. Una colpa che solo lei conosce. Un segreto che, dopo molto tempo, consegna nelle mani della giovane Lily, perché possa capire il peso delle sue scelte e non dimentichi mai il potere dei libri: luce nelle tenebre, spiraglio di speranza nelle avversità.

Un viaggio tra gli anni ’40 e gli anni ’80, un viaggio di amicizia, coraggio e voglia di vivere. Un inno alla vita enfatizzata proprio dagli ostacoli che ognuno di noi si trova a percorrere. Per l’autrice non c’è una difficoltà che venga considerata inutile: che siano pene d’amore, lutti o una guerra imminente, Janet Skeslien Charls riesce a dar loro un’importanza unica come succede nella vita del singolo individuo. Non c’è giudizio, mai. Nemmeno quando i protagonisti prendono delle decisioni alcquanto discutibili. Sono tutti umani. Sono persone buttate nel calderone della Seconda Guerra Mondiale che tentano di sopravvivere come possono.

Echi di una guerra e delle sofferenze che si trascinano fino alla vecchiaia di Odile quando, in America, conosce la sua giovane vicina di casa Lily e con la quale stringe una bellissima amicizia e a cui decide di raccontare il suo passato.

Il potere salvifico della lettura che riesce a portarti in mondi lontani, a farti sentire al sicuro, che ti fa trovare amici reali nella condivisione di una passione, ma anche immaginari. È bellissimo come l’autrice inserisca citazioni di libri per riuscire a raccontare alcuni avvenimenti o le emozioni dei suoi personaggi. Tanto da farti venire voglia di recuperarli quei libri, come se la lettura di questo romanzo, della conoscenza di Odile e dei suoi amici, possa continuare anche una volta finito, nei libri che lei/loro amano e che hanno custodito con attenzione e cura alla American Library di Parigi.

Un libro dalla tematica forte, che dà però un nuovo punto di vista sulla guerra, quello di chi la cultura l’ha difesa fino a quasi perderci la vita.

Sara Prian

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